di Valentina Farelli *
Sei mesi di Erasmus, in Austria, a Feldkirchen. Meta inconsueta, se non altro perché ai più sconosciuta. Feldkirchen, letteralmente “chiese di campo”, è una piccola cittadina della Carinzia, regione austriaca subito confinante con l’Italia, posta a poco più di 500 metri sopra il livello del mare, ma circondata da monti che in un batter di ciglia ne raggiungono 2000 di metri. Due grandi splendidi laghi, Ossiacher e Wörther, fanno da cornice ad un paesaggio che ogni amante della natura definirebbe idilliaco. Fare il bagno al lago a ottobre e sciare su bianche piste innevate solo due mesi più tardi, magari pure con sosta relax nella piscina termale di acqua bollente all’aperto a fondo valle, sono esperienze che non tutti i luoghi sono in grado di offrire.
Studiare all’estero, imparare nuove lingue, conoscere culture diverse e, non ultimo, cavarsela nel vivere da sola sono tutte esperienze che da sempre balenavano nella mia mente stuzzicando la fantasia. Sono diventate realtà lo scorso semestre invernale, grazie all’accordo internazionale che l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma ha stipulato per la prima volta con la Fachhochschule Kärnten (FH) di Feldkirchen e che ha permesso a me e ai miei colleghi di studio nonché compagni di avventura, Isabella e Peppe, di essere i pionieri di questa destinazione.
L’essere catapultati dalla caotica Roma nella piccola, pacifica e silenziosa Feldkirchen è stato quello che molti, sorridendo, hanno definito “cultural shock”, termine che io interpreto in senso positivo come repentino distacco dalla quotidiana realtà metropolitana, necessario presupposto per la realizzazione di un’esperienza unica e, per molti aspetti, fortificante.
L’Università frequentata in questi mesi si trova nella centrale Hauptplatz, a due passi dal grazioso appartamento mansardato che ho condiviso con la stessa Isabella e una simpatica ragazza austriaca di nome Simone (la “e” finale non è un errore di battitura!). Le lezioni in lingua inglese hanno rappresentato un’accattivante sfida che ha messo alla prova non solo noi italiani, ma anche la dolce e buffa studentessa francese di nome Charlotte, gli stessi studenti austriaci e persino i professori, tutti molto preparati, sempre gentili e disponibili… e con i quali, se capita, si può avere anche l’occasione di fare una partita di Eisstockschießen! (lasciate stare la pronuncia e la traduzione, vi basti sapere che è un gioco simile alle bocce, ma praticato in inverno, su una pista di ghiaccio in aperta campagna). I progressi fatti nell’altra lingua, il tedesco, sono stati anch’essi piuttosto soddisfacenti, anche se l’ostacolo della comprensione dei dialetti austriaci è stato spesso faticoso, ma al tempo stesso divertente da superare.
Le numerose iniziative dell’ufficio internazionale dell’università sono state imperdibili opportunità per visitare città come l’affascinante e mozartiana Salisburgo, la viva e dinamica Lubiana, la pacifica e natalizia Lienz, con la possibilità di ampliare le amicizie internazionali grazie alla conoscenza di studenti siriani, russi, finlandesi, ucraini, tedeschi…Oltre a Klagenfurt, capoluogo della Carinzia, e Villach, cittadina nota a molti vacanzieri italiani, da consigliare è la visita di Graz, popolosa e dinamica, nonché della capitale Vienna, che nel periodo natalizio è invasa, oltre che da un freddo gelido, dai caratteristici Christkindlmärkte, rinomati e affollati mercatini, da luci grandi e colorate e da un clima da fiaba. Già da fine novembre, tutta l’Austria sfoggia le sue antiche e sentite tradizioni natalizie, riempiendosi di luccicanti addobbi, di abeti enormi conficcati anche per strada, nei tombini, di mercatini in cui i colori, i suoni, e soprattutto l’odore forte di Glühwein, vino cotto speziato, riempiono l’atmosfera. Per non parlare dei Rathaus, gli edifici che ospitano i municipi comunali le cui facciate si trasformano magicamente in colorati Advent Kalender, calendari dell’avvento, e dell’arrivo dei Krampus, mostri rivali di Sankt Nikolaus che, sfilando per la città con costumi di pelliccia, maschere, fruste e rumorosi campanacci, terrorizzano bambini e non solo.
Nel ricordo di questo Erasmus rimarranno poi i freddi pomeriggi invernali passati a casa a studiare, riscaldati da abbondanti tè addolciti dai tipici krapfen, le cene negli accoglienti Gasthäuser a base dei più tradizionali e gustosi piatti austriaci, come la fritta Wiener Schnitzel, i burrosi Karnter Kasnudeln, i filanti Käsespätzle o il saporito Gulasch, e le serate trascorse nei rumorosi e fumosi pub (in Austria non vige ancora il divieto di fumo nei luoghi pubblici chiusi), dove la birra che scorre a fiumi è in grado di riscaldare il corpo e l’atmosfera, rendendo loquaci anche i più introversi e taciturni austriaci.
Condensare l’esperienza di diversi mesi di vita all’estero in poche righe non è semplice; io, dopo averla fatta, posso solo consigliarla a tutti. Vivere, studiare o viaggiare fuori dai confini è un’occasione che vale sempre la pena di cogliere, anche se la destinazione è come Feldkirchen. Meta inconsueta, sconosciuta, pionieristica, temeraria, unica.
* 24 anni, studentessa del II anno del corso di Laurea in Economia delle Aziende e dei Servizi Sanitari, Università Cattolica di Roma