di Esmeralda Colombo *
Il percorso universitario è tempo di scoperta di sé e degli altri, del mondo e di come si può contribuire a migliorarlo. Arricchirlo di un’esperienza internazionale significa scommettere ancora di più in questa direzione. Io cominciai a pensarci al secondo anno del corso di laurea magistrale in Giurisprudenza, raccogliendo informazioni e moduli per partecipare al programma Interstudy, offerto dall’Università Cattolica. Una possibilità garantita da un network creato dall’organizzazione non profit americana Isep, di cui fa parte il nostro ateneo. Dopo aver vagliato l’offerta di 125 università, ne scelsi cinque in base alla qualità e al mio interesse per i corsi proposti. Fui accettata alla North Park University, nella città di Chicago, dove trascorsi un semestre lo scorso anno. Si rivelò fondamentale, oltre alla media e al numero degli esami sostenuti, un buon punteggio raggiunto nella valutazione Toefl cui aveva contribuito lo studio per due delle certificazioni del British Council (First Certificate, Certificate in Advanced English).
I corsi mi colpirono per l’interdisciplinarità e l’interattività. Nella preparazione di International Politics, al di là delle lezioni cattedratiche, eravamo chiamati a leggere quotidianamente il New York Times, cui ciascuno era abbonato. Ogni settimana il docente individuava due articoli da commentare per iscritto, applicando gli strumenti delle Relazioni Internazionali appresi in classe. Il corso si sostanziava in tre prove intermedie e un elaborato, il paper. La lettura del giornale e la discussione con i compagni di corso, alcuni diventati veri amici, resero matura la mia comprensione degli Stati Uniti: individuo, Stato, contesto internazionale verso il quale la stampa e molte persone sono particolarmente sensibili. Anche gli altri corsi costituirono occasione di crescita, incontro e pensiero: American Government, Business Ethics, Leadership and Management of Nonprofit Organizations. I professori chiedevano di personalizzare molto l’approccio alla materia e incoraggiavano l’impegno. Ritenevano molto importante un ragionato studio della filosofia e, nei miei confronti, si mostrarono piacevolmente stupiti per lo studio delle lingue classiche. Le lezioni erano obbligatorie: in caso di assenze superiori al 20% non si poteva sostenere l’esame. Grazie alle segnalazioni dei docenti, partecipai a conferenze anche in altre università (Roosevelt University, University of Chicago).
Chicago è ricca di tesori architettonici e ambientali. Il quadro della città può ispirare una riflessione particolare: la natura, profondamente selvaggia, con il lago Michigan e gli scoiattoli in centro città, forse contribuisce allo spirito di audacia e al lavoro infaticabile americano: i primi grattacieli del nuovo mondo furono costruiti proprio a Chicago. Nel contesto del dormitory e della mensa conobbi molte persone ma è grazie al Coro Gospel dell’Università se ancora adesso rimango in contatto con amici fraterni americani. Nato dall’ispirazione di quattro ragazzi, il Coro era poi stato istituzionalizzato come corso a cadenza settimanale e con voto finale. Eravamo duecento ragazzi, guidati dal direttore e compositore di levatura internazionale Rollo A. Dilworth. Partecipai a un’audizione per il Gospel Ensamble, costituito solo da 46 ragazzi. Accettata, seguii prove supplementari per poi partire in tournée con gli altri ragazzi alla volta di Seattle durante lo spring break, la settimana di sospensione dei corsi infraquadrimestrale. Tutti i costi furono completamente sostenuti dall’Università di North Park per ogni corista, band e direttore. Il nostro ruolo era quello di rappresentare l’Università nello Stato di Washington e dell’Oregon: cantando ogni giorno in diverse chiese, trasmettevamo la fede e la speranza della Musica Gospel che, metaforicamente, rappresentano lo spirito di comunità e fratellanza del campus di Chicago. Ospitati per la notte in famiglie sempre diverse, abbiamo compreso come non fosse la musica protagonista ma lo fossero il rispetto e l’amore verso ciascuno, creatisi nel gruppo, con le famiglie e da esportare al di fuori.
Sono molto riconoscente per i doni ricevuti in questo splendido “viaggio”. Ritornata all’Università Cattolica dopo quattro mesi, ho contribuito a organizzare un seminario di Musica Gospel grazie alla fiducia accordata da monsignor Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’Università, e al sostegno del Centro Pastorale. Ancora una volta, è illuminante vedere come questo gruppo, nato nel novembre 2009 sia già entusiasta ed affiatato (chiunque è interessato può scrivere a gospel.unicatt@gmail.com).
A chi domanda se non mi manchi l’America, rispondo che non mi può mancare dopo tutto quanto ho vissuto perché a mia volta sono chiamata a portare lo stesso spirito. La distanza dall’Italia è stata un allontanarsi per vedere meglio: saper vedere i grandi pregi e quanto deve essere migliorato con pazienza e speranza.
* 22 anni, quarto anno laurea magistrale in Giurisprudenza, facoltà di Giurisprudenza, sede di Milano, ispiratrice del Gruppo Gospel dell’Università Cattolica