Quali politiche restrittive funzionano e quali no? È la domanda alla quale Alberto Alesina, Carlo Favero e Francesco Giavazzi rispondono nel loro libro Austerità, uscito il 29 gennaio e presentato all’università Cattolica martedì 5 febbraio, in una tavola rotonda con i docenti dell’Università Cattolica Marco Lossani e Massimo Bordignon, Carlo Cottarelli dell’Osservatorio Conti Pubblici italiani, e Alessandro Missale, dell’Università degli Studi di Milano. L’iniziativa è stata promossa dal Dipartimento di Economia e Finanza dell’Università Cattolica e dall’Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa.
È da qualche anno che l’austerità è al centro di un acceso dibattito per quanto riguarda la politica economica di un Paese e il suo consolidamento fiscale. Lo sa bene Mario Monti che durante il suo governo tecnico tra il 2011 e il 2013, per ridurre lo spread dovette scegliere tra due approcci di stabilizzazione del deficit che nel libro vengono rigorosamente esaminati: ridurre la spesa pubblica oppure aumentare le entrate, quindi le imposte. Monti quell’anno decise di aumentare la pressione fiscale, una manovra per cui fu criticato perché contrasse la crescita del Pil e quindi la ripresa economica post crisi.
Carlo Cottarelli ha affermato che se Monti non avesse agito avremmo pagato a caro prezzo l’aumento vertiginoso dello spread. La tesi principale di Alesina, Favero e Giavazzi dimostra che la riduzione della spesa pubblica sia come una medicina che minimizza gli effetti collaterali dell’austerità. «L’aumento delle imposte, in un periodo in cui il debito pubblico è alto, - afferma Carlo Favero - provoca una distorsione per l’allocazione di risorse perché interviene su una domanda/offerta aggregata che disincentiva gli investimenti. L’austerità basata sulla riduzione della spesa pubblica, invece, è meno costosa in termini di crescita ed è più efficace nella stabilizzazione del rapporto debito/Pil».
I tre autori hanno raccolto i dati sulle manovre fiscali di 16 Paesi Ocse degli ultimi 40 anni dimostrando come i piani di stabilizzazione fondati sui tagli di spesa portino a solo piccoli effetti di contrazione. Sono anni che scuole di pensiero diametralmente opposte discutono sugli effetti di politiche economiche restrittive. Questo libro conferisce alla divulgazione economica nuovi spunti e punti di vista sui cui è importante confrontarsi.