We have a dream… che Capramagra diventi una Ong! È la fiduciosa ambizione di un gruppo di studenti dell’Università Cattolica che, una volta laureati, hanno fondato nel 2009 l’Associazione Capramagra con per sensibilizzare, dentro e fuori l’università, alle tematiche del sud del mondo, della pace, dell’immigrazione e dei diritti umani. È nata come gruppo studentesco che riunisce studenti delle facoltà di Scienze politiche e di Psicologia, in particolare degli iscritti a quello che si chiamava corso di laurea in Cooperazione, sviluppo e pace e oggi è un indirizzo della laurea in Relazioni internazionali. Il nome del gruppo deriva da un’usanza africana: la pelle delle capre viene utilizzata per la realizzazione del djembé, il tamburello che tutt’oggi in alcune regioni rappresenta, attraverso il tam tam, l’unico strumento di collegamento tra i villaggi. E più le capre sono magre, migliori sono i tamburelli. Capramagra cerca di essere tam tam della solidarietà per sostenere progetti di cooperazione internazionale. Lo testimoniano le molte organizzazioni con cui nell’arco di un anno i giovani del gruppo hanno collaborato: Coopi, Terres des hommes, Valore sociale, Croce Rossa Italiana, Acra, Emergency, Rete Guinea Bissau, Cresceinsieme onlus, le Suore di S. Giuseppe d’Aosta.
«Gli obiettivi dell'Associazione – dice il presidente Francesco Marini, oggi dottorando della facoltà di Sociologia della Cattolica - si concretizzano in attività di educazione allo sviluppo, conferenze ed incontri sulle tematiche dello sviluppo sostenibile, dell'immigrazione e dei Diritti umani. Inoltre sosteniamo progetti di cooperazione internazionale reprendo fondi e mettendo a disposizione le nostre conoscenze e il nostro capitale umano. Collaboriamo con altre realtà della società civile per continuare a sensibilizzare e informare su temi come i conflitti, le povertà e le ingiustizie che si consumano in molti angoli del mondo.
Chiara Léveque (nella foto in alto e qui a sinistra), promotrice della prima ora e testimone all’ultimo Open day della Cattolica, ha dato voce allo slogan che compare nel sito dell’Associazione: “La nostra sfida sarà quella di essere all’altezza dei nostri sogni”. «Durante gli anni dell’Università ho cominciato l’attività di volontaria presso la Croce Rossa Italiana - dice Chiara - dove opero tuttora. Poi ho fatto esperienza con il terremoto in Abruzzo e mi sono specializzata in Diritto internazionale umanitario, diventando così responsabile per la città di Milano di alcuni progetti di cooperazione del comitato locale della Croce rossa. A Roma ho lavorato su un progetto di cooperazione affiancando il desk officer dell’Eritrea per la parte di rendicontazione, fondamentale nella gestione di questi progetti». E oggi, a distanza di cinque mesi dalla laurea, ha una collaborazione con “Valore sociale”, rete di organizzazioni non governative come Action Aid e Mani tese: «Mi occupo di ricerche scientifiche nell’ambito della responsabilità sociale di impresa, soprattutto sul controllo dei diritti umani nelle attività delle organizzazioni che operano nel terzo mondo)”. Un’attività intensa e soprattutto una forte motivazione a operare nel sociale sfruttando tutte le competenze e le opportunità offerte dall’Ateneo.
Gli altri giovani membri dell’Associazione hanno svolto o sono coinvolti in percorsi analoghi. Deborah De Boit, vice presidente dell’Associazione, laureata in Relazioni internazionali, è appena rientrata dalla Siria dove con “Terres des hommes” per sei mesi si è occupata degli aspetti amministrativi dei progetti psico-sociali e sanitari dedicati ai rifugiati iracheni e palestinesi. Ariela Pagani è laureanda in Psicologia e sta dando una mano per il sito dell’Associazione. Giulia Occhio si è laureata nel 2009 in Scienze politiche e ha fatto il servizio civile con Emergency occupandosi della gestione dei volontari. Insomma, sono quasi tutti impegnati, a vario titolo, in attività legate alla cooperazione internazionale. E nel loro percorso di crescita un ruolo non secondario ha avuto la facoltà di Scienze politiche, che ha sempre sostenuto il loro cammino dentro e fuori l’università. Così, accanto alle start up gemmate dalle attività di ricerca nelle sedi dell’ateneo, ora l’Università Cattolica può ben dire di aver prodotto anche uno spin off della solidarietà. Una finestra aperta sui due terzi del mondo che chiedono aiuto.