«I ragazzi hanno bisogno di protezione, ma soprattutto di empowerment. In altre parole, bisogna metterli in grado di sapersi tutelare da soli. Anche nel loro rapporto con il web». È questa la strategia da adottare secondo Piermarco Aroldi e Giovanna Mascheroni, che ieri hanno presentato - nella sede di largo Gemelli - i risultati di una ricerca dal titolo La mediazione genitoriale nell’uso di Internet e dello smartphone. Entrambi fanno parte di OssCom, il Centro di ricerca sui media e la comunicazione dell’Università Cattolica (di cui Aroldi è vicedirettore), che ha condotto lo studio in partnership con Vodafone. Al centro dell’indagine, il ruolo educativo del genitore nell’uso di Internet e delle nuove tecnologie da parte delle giovani generazioni. All’incontro hanno partecipato anche Francesco Belletti, presidente Forum Associazione Familiari, Giovanni Boccia Artieri, docente di Sociologia dei new media all’Università di Urbino, e Marco Valerio Cervellini, sostituto commissario della Polizia Postale. Sono intervenuti inoltre Maria Cristina Ferradini, responsabile di Sustainability and Foundation a Vodafone Italia, Jolanda Restano, partner di Fattore Mamma, e Antonio Dini - giornalista del Sole24ore - nel ruolo di moderatore.
A pochi giorni dal Safer Internet Day 2012 (che cadrà il prossimo 7 febbraio), la ricerca fa un ritratto dei genitori italiani alle prese con i cosiddetti nativi digitali, ma non sempre li trova all’altezza delle aspettative. I modi in cui si cerca di promuovere nei figli un uso responsabile del web sono i più svariati. Si va dalla condivisione di alcune attività online (come la creazione di un profilo Facebook comune) a restrizioni sull’uso di Internet a seconda delle fasce orarie o delle circostanze (durante lo studio o a scuola, per esempio). In altri casi si va a controllare la cronologia dei siti visitati, o si cerca il confronto con altri genitori. «Il monitoraggio dei siti - ha spiegato Giovanna Mascheroni - non è sempre efficace, perché è vissuto come una mancanza di fiducia, ed è facilmente aggirabile. Basta cancellare la cronologia». In pochi ricorrono a filtri e software di parental control, che richiedono un grado di alfabetizzazione tecnologica spesso assente negli stessi genitori.
«Come adulti - ha commentato Maria Cristina Ferradini - ci sentiamo in dovere di educare i nostri figli. Normalmente, siamo in grado di farlo perché abbiamo una maturità che ci deriva dall’esperienza. Ma si può dire lo stesso di Internet? Siamo davvero pronti al confronto con i nostri ragazzi?». Spesso dunque sono gli adulti a dover imparare dai più giovani, in un ribaltamento dei ruoli tradizionali. Per i genitori, allora, il problema non è solo saper usare la nuove tecnologie, ma anche comprendere in che modo sono vissute dai figli. «Una volta ero in autobus, e ho sentito un ragazzo che mentre scendeva diceva all’amica ‘finisco di raccontartelo su Facebook!’ - racconta Giovanni Boccia Artieri -. Mi sono reso conto che, al di là di tutti gli allarmismi (del tipo, ma con chi chattano questi ragazzi?), i social network restano per i giovani uno spazio in cui fare gruppo. Si tratta di uno spazio che appartiene solo a loro, una sorta di cameretta virtuale in cui chiudersi con i propri amici».
Un altro aspetto che emerge dallo studio riguarda la diffusione degli smartphone: consentendo l’utilizzo di Internet anche fuori di casa, ne rendono ancora più arduo il monitoraggio da parte dei genitori. Inoltre, se da un lato ispirano sicurezza, perché permettono un contatto immediato con i figli, dall’altro si teme che possano creare dipendenza, e che isolino i giovanissimi in una realtà parallela. «Una volta ero in pizzeria con mio figlio - ha raccontato Cervellini -, non ci eravamo neanche seduti a tavola, che aveva già localizzato la posizione del ristorante per postarla su Facebook». Nulla di strano, come ha spiegato Artieri: «Quelle di oggi sono generazioni per cui fare esperienza significa prima di tutto condividerla». Sta ai genitori, allora, cercare di partecipare a questa condivisione.
Presentazione - "La mediazione genitoriale nell’uso di internet e dello smartphone" [PDF] ( KB)