* di Pier Sandro Cocconcelli e Marco Trevisan
Il monitoraggio effettuato negli ultimi giorni dal Ministero della Salute su uova, prodotti derivati e alimenti che li contengono, sia di provenienza estera che nazionale, ha dimostrato la presenza di uova contaminate da Fipronil in alcuni campioni di uova prodotte in Italia.
Il caso delle uova contaminate nasce da una segnalazione al RASFF, il sistema rapido di allerta per gli alimenti e i mangimi, effettuata dal Belgio, legato a una frode agro-alimentare. Infatti questo insetticida, non autorizzato in Europa per il trattamento degli animali allevati per produrre alimenti, è stato introdotto illegalmente nel Dega-16, un prodotto “naturale” a base di mentolo e eucaliptolo per il trattamento della pulce rossa, un parassita delle specie avicole. Le partite di uova contaminate erano prodotte in Olanda.
Gli allevamenti di galline ovaiole possono essere affetti da diversi ectoparassiti come la pulce rossa per i quali non esistono farmaci veterinari autorizzati.
Alla comparsa di una malattia, l’allevatore ha più possibilità: la prima (legale) è quella di eliminare tutte le galline e ricominciare con animali nuovi. La seconda (legale) è l’utilizzo di prodotti a base di estratti dalle piante come il Deag-16. La terza (illegale) è quella di effettuare un trattamento con farmaci o composti non registrati. Nel caso che ha coinvolto gli allevamenti olandesi, gli allevatori pensavano di utilizzare un prodotto di origine biologica che in realtà conteneva il Fipronil. Sfortunatamente alcune galline hanno mangiato lettiera o altro contaminato dai residui del trattamento, trasferendo il residuo nelle uova.
La prima conclusione che si può trarre da questo caso è che il sistema europeo per la sicurezza degli alimenti funziona nel controllare il sistema produttivo e nel proteggere la salute dei consumatori. Infatti, malgrado un primo possibile ritardo segnalato dal Belgio nei confronti dell’Olanda, il RASFF e il sistema di rintracciabilità degli alimenti, hanno consentito di identificare le partite di uova contaminate e di ritirare dal mercato le uova stesse o i prodotti derivati. Inoltre, si sono attivati i sistemi nazionali di controllo che hanno permesso di indentificare altri casi di uova contaminate con questo insetticida.
Il secondo aspetto è se il consumo di queste uova possa creare danni alla salute dei consumatori. Il Fipronil si può utilizzare legalmente nel trattamento dei vegetali e EFSA ha fissato un valore limite di 0,005 mg/kg come residuo riscontrabile senza alcun rischio per il consumatore. Le concentrazioni nelle uova riscontrate sono molto variabili, comprese tra 0,0031 e 1,2 mg/kg di uova.
L’Agenzia Alimentare tedesca che ha applicato alcuni modelli di valutazione dell’assunzione acuta o cronica di residui di pesticidi con il cibo, ha concluso che non esiste nessun rischio per la salute dei consumatori, fatto salvo il caso di neonati di peso inferiore ai 9 kg (utilizzando un modello inglese) che in un solo giorno assumano almeno 7 uova contaminate al massimo livello. Occorre ricordare come l’esposizione del consumatore al fipronil possa arrivare da altre fonti, in particolare i trattamenti antiparassitari degli animali da affezione, come cani e gatti. Questo prodotto è infatti utilizzato contro pulci e zecche a dosi che possono superare i 250 mg per trattamento.
In conclusione, la contaminazione delle uova è il risultato di un uso illegale di farmaci veterinari negli allevamenti che, come ha dichiarato la Food Standard Agency, l’agenzia per la sicurezza degli alimenti in Gran Bretagna, non costituisce un rischio per la salute pubblica. Tuttavia, nonostante il basso rischio deve esserci una azione sanzionatoria molto severa che possa servire come monito ad altre forme di utilizzazioni illegali di composti nella filiera agroalimentare.
* rispettivamente docenti di Microbiologia degli alimenti e di Chimica agraria