La copertina del libro: "La bambina dietro gli occhi"«Una nuova conferma di quanto la testimonianza personale sia fondamentale nella ricostruzione storiografica». Con queste parole la professoressa Savina Raynaud apre l’incontro organizzato dall’Università Cattolica per presentare la nuova edizione italiana del libro “La bambina dietro gli occhi. Storia di una ragazzina che resiste alla Shoah”. Una testimonianza ricca e toccante che ripercorre la vita di Yehudith Kleinam, che del libro è anche l’autrice. 

Il filone narrativo, che alterna la bambina di ieri all’adulta di oggi, permette di muoversi all’interno di questo tragico racconto. Yehudith, bambina ebrea, riesce a sottrarsi alle persecuzioni grazie a una famiglia di Desio, che, davanti ai carabinieri giunti per arrestare lei e la sua famiglia, mentono, fingendo che fosse loro figlia. La mamma e la nonna di Giuditta, nome italiano della bimba, vengono però deportate per non fare più ritorno. 

Sul treno che le porta verso la Germania, c’è anche la piccola Liliana Segre, che dell’edizione italiana del libro ha scritto la prefazione. Giuditta cresce così in convento con le suore, celando a tutti la sua vera identità. Alla fine della guerra Giuditta poi deciderà di andare a vivere a Gerusalemme, sperando così di potersi ricongiungere con la madre. 

Una storia che parla della tragedia della Shoah in un modo diverso, lontano dai campi di concentramento e dalla guerra ma vicine nel dramma di una bambina costretta a crescere troppo in fretta, quando a soli 5 anni ha dovuto dire addio a sua madre, ritrovandosi sola nel mondo. 

«Questo libro – dice Matthias Durchfeld, storico e traduttore del libro – è uno dei più duri con cui mi sia rapportato. È la storia di una bambina che ha perso l’infanzia e i suoi genitori: il tutto è reso grazie a una varietà di piccoli racconti e aneddoti che permettono di immedesimarsi nelle difficoltà che ha dovuto affrontare la piccola Giuditta». 

Un conflitto interno che passa dalla mancanza della madre alla fede religiosa, combattuta tra quella ebrea e cattolica. Il lavoro di ricerca storica di Durchfeld è stato lungo e non privo di difficoltà, nel suo tentativo di trovare conferma nei fatti della memoria di Yehudith. In primis il luogo in cui tutto avviene: lei era convinta che fosse Milano il teatro di tale sofferenza, invece si trattava di Desio, cittadina nella quale lei e la sua famiglia erano stati costretti a trasferirsi. Proprio però grazie alla bontà di una famiglia di Desio Yehudith ha trovato la sua salvezza, riportandone oggi la testimonianza. «Una vita lieve e senza sensi di colpa sarà la mia vendetta». Questo il messaggio che la piccola Giuditta e l’adulta Yehudith vogliono far passare per fare in modo che la sua sofferenza possa insegnare qualcosa agli altri.