Radio, streaming, ruolo del pubblico. Questi temi al centro del webinar organizzato dai Master Almed Fare Radio e Comunicazione Musicale. Grande ospite dell'incontro, che si è svolto da remoto, Diodato, cantautore e vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo che ha dialogato con Dario Giovannini, Managing Director di Carosello Records, e Marco Pontini, vicepresidente di Radio Italia Solo Musica Italiana e Gianni Sibilla, direttore didattico del Master in Comunicazione Musicale.
«La radio è il trait d’union tra l’artista e il pubblico. Sono nate perché sanno mantenere il legame tra chi fa musica e chi la vuole ascoltare». Con queste parole, Pontini ha introdotto l’intervento di Diodato in cui ha manifestato il suo apprezzamento per il mestiere radiofonico, ma anche la funzionalità che hanno molte radio nell’essere proattive per un territorio, organizzando concerti ed eventi dal vivo: «La radio ha avuto per me un ruolo fondamentale, tanta musica l’ho scoperta in radio. Ricordo che da ragazzino aspettavo le classifiche per registrare la canzone che mi piaceva con le musicassette. La radio è scoperta, perché ha il valore della proposta. Nonostante l’avvento di Internet, la radio ha mantenuto un primato, perché permette a chiunque di ascoltare canzoni anche involontariamente. Ancora oggi, a tanti succede di ascoltare per caso una canzone alla radio che gli suggerisce qualcosa. Inoltre, svolgono una funzione importante mettendosi in contatto diretto con il pubblico e proponendo un’esperienza dal vivo. Il rapporto con il pubblico quest’anno è stato ovviamente complicato, perché la programmazione dei concerti è stata stravolta, eppure i live della scorsa estate sono stati comunque di grande connessione, si è sentita fortemente la necessità di condividere la musica. Grazie ai concerti, un musicista scopre che le sue canzoni sono diventate qualcosa di importante per le persone».
Giovannini si è soffermato sulla possibile convivenza tra radio e servizi streaming: «Il ruolo della radio oggi è cambiato, perché prima lanciava i successi, mentre oggi li certifica. I servizi streaming arrivano prima perché permettono di diffondere generi nuovi a un pubblico giovane che non è ancora abituato all’ascolto radiofonico. I numeri dello streaming diventano però un modo per far capire alla radio la forza di un progetto. Oggi succede che arrivino in radio brani che sono già dischi d’oro certificati, e perciò è più semplice mandarli in onda. A Carosello, noi siamo i primi a fare selezione. Il nostro compito è di capire quale sia la radio migliore per proporre un progetto, e in maniera tale si crea un rapporto di fiducia con la radio stessa». Secondo Giovannini, la differenziazione del pubblico tra radio e streaming ha bisogno di tempo per essere abbattuta. «I servizi streaming hanno un bacino d’utenza giovane, perciò hanno pensato di proporre qualcosa che stava mancando nelle radio. Penso a Ghali, Sfera Ebbasta e Coez. Negli ultimi mesi, grazie alla crescita dello streaming, questi artisti hanno allargato il loro target. Per me lo streaming non è in competizione con la radio, perché non ha lo stesso calore e la stessa completezza. Vado su Spotify perché voglio ascoltare una canzone o un podcast, ma il motivo per cui ascolto una radio è differente, perché so che invece mi può dare informazione, intrattenimento e musica selezionata, e soprattutto è la spia che fa capire a un discografico che cosa funziona in Italia. Devono essere bravi i radiofonici a far convivere i due mondi. Radio come 105, Rtl, Deejay e la stessa Radio Italia hanno target diversi, così come hanno una proposta diversa, ciascuna ha una connotazione mirata e strategica».
Sibilla specifica che stiamo vivendo in una fase storica fuori dall’ordinario, e in cui i servizi e i concerti in streaming hanno una funzione importante per mantenere il contatto tra l’artista e il pubblico. Ciononostante, l’esperienza della musica del vivo è insostituibile e manca fortemente in un periodo di enorme difficoltà per tutti come questo. Diodato appoggia questa posizione e ricorda che «ci sono persone che lavorano dietro le quinte e che, a causa della pandemia e delle nuove restrizioni, si trovano in una situazione drammatica. In Italia, generalmente, la cultura, l’arte e la musica vengono considerate superflue, ma rappresentano invece una linfa vitale nei momenti più difficili della vita». Un ultimo pensiero del cantautore tarantino è dedicata alla sua vittoria sanremese con la canzone Fai rumore: «Mio zio mi vide in televisione, e mi disse che finalmente ero diventato un cantante, come se Sanremo rappresentasse per le persone un attestato. Ma la gioia più grande è stata quella di vedere i miei genitori festeggiare ed essere contenti, perché mi hanno sempre appoggiato senza avere troppe aspettative e crearmi ansia da prestazione. Ogni volta che penso alla vittoria di Sanremo penso a loro».