Un farmaco innovativo consente di raddoppiare la sopravvivenza libera da progressione in pazienti con cancro del pancreas con particolari alterazioni del Dna, individuate grazie all’analisi del profilo genico-molecolare del singolo paziente. Il farmaco di fatto dimezza il rischio di progressione per questi pazienti, che presentano alcuni specifici “difetti” (mutazioni) genetici, già riscontrati nei tumori dell’ovaio e della mammella
È l’importante risultato frutto dello studio POLO sui tumori del pancreas presentato il 2 giugno all’importante meeting annuale della American Society of Clinical Oncology – ASCO, che si tiene a Chicago dal 31 maggio al 3 giugno, e sarà pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica “New England Journal of Medicine”. Lo studio vede protagonisti per l’Italia Giampaolo Tortora, professore ordinario di Oncologia Medica all’Università Cattolica e direttore del Comprehensive Cancer della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS (nella foto in alto; alla sua destra le vincitrici del Merit Award ASCO 2019: Maria Alessandra Calegari e Brunella Di Stefano), e Michele Reni, responsabile dell’Area di ricerca sui tumori del pancreas dell'Ospedale San Raffaele IRCCS di Milano.
Lo studio è iniziato ed è stato in buona parte svolto dal professor Tortora presso l’Università di Verona, dove era Ordinario di Oncologia Medica e Direttore della Oncologia dell’Azienda Ospedaliera Integrata di Verona prima di approdare a Roma all’Università Cattolica e al Gemelli dove la ricerca è stata completata.
POLO è uno studio internazionale molto rigoroso, randomizzato di Fase III con placebo, in doppio cieco in pazienti con adenocarcinoma del pancreas con mutazione nei geni BRCA1 e/o BRCA2 (gBRCAm) sottoposti per almeno 16 settimane chemioterapia e non hanno avuto una progressione di malattia. “Parte dei pazienti arruolati nello studio - spiega Tortora - ha ricevuto olaparib (compresse da 300 mg/2 al dì) parte placebo, a partire da 4-8 settimane dopo l'ultima dose di chemioterapia, continuando fino a progressione o tossicità inaccettabile”. Circa il 7,5% dei pazienti con tumore del pancreas hanno queste mutazioni e quindi sono candidabili alla terapia con olaparib. Il farmaco, che si assume per bocca, è già in uso su altri tumori e funziona bloccando l’azione di un enzima che ripara il Dna, la proteina PARP, impedendo così il riparo dei danni provocati al DNA dalla chemioterapia precedente con derivati del platino. Attualmente le persone affette da tumori del pancreas metastatico hanno una sopravvivenza libera da progressione di malattia (PFS) di soli 6 mesi circa. A oggi non si sono mai dimostrati efficaci trattamenti di mantenimento per migliorare la sopravvivenza di questi malati.