«Unico requisito richiesto: l’amore per la parola e per il suo potere di creare mondi e senso». Giuliana Grimaldi (nella foto con Giorgio Ponte), giornalista di Tgcom24 e del magazine trimestrale “LinC Lavori in corso” (ManpowerGroup), presenta così il corso di alta formazione “Il piacere della scrittura”, diretto dal professore e critico letterario Ermanno Paccagnini. Da gennaio, 45 incontri che includono laboratori, incontri con 14 autori e professionisti dell’editoria, del giornalismo, del mondo accademico. Novità dell’edizione di quest’anno sono le collaborazioni con Mondadori, ManpowerGroup ed Emma Books Academy che pubblicherà in versione ebook i racconti realizzati dai corsisti.
Molti sentono il desiderio di scrivere. Forse perché la scrittura è una parte di noi? «L’istinto di narrare fa parte del Dna umano. Come spiega Jonathan Gottschall nel suo saggio L'istinto di narrare (Bollati Boringhieri), fra tante attività più proficue per l'evoluzione l'uomo ha sempre dedicato tante energie a raccontare, e raccontarsi, storie perché queste ci dotano di un archivio mentale di situazioni complesse che un giorno potremmo trovarci ad affrontare veramente, proponendoci una serie di possibili soluzioni operative. Ma non solo. Usiamo il racconto anche per costruire un'immagine di noi stessi che migliori quella reale, per vivere meglio, per rendere più sopportabile l'esistenza. La finzione narrativa di poemi, romanzi, film è poi più efficace della non-fiction nel modificare i convincimenti della gente e riesce a cementare una morale comune che permette alla società di funzionare col minimo possibile di contrasti.
Quale la differenza con altri generi di espressione? «La narrativa attinge da questo bisogno primario di creare e consumare storie, ma - a differenza di cinema, televisione, pittura, teatro, videogiochi, fumetto - può usare soltanto le parole. Questa è la grande sfida e il grande potere della scrittura creativa. Tutto avviene solo grazie a questi piccoli simboli che chiamiamo lettere, che sono contenute nelle parole, che si moltiplicano per formare frasi e paragrafi».
Come si diventa un bravo scrittore? «Tutti i docenti del corso di scrittura insistono sempre un punto che può sembrare banale ma spesso viene trascurato da chi aspira a diventare un autore: leggere molto, leggere bene. Innanzitutto per imparare dagli errori degli altri, in secondo luogo per capire in quale direzione si muove il mercato editoriale, infine per trovare spunti. Un buon romanzo può iniziare per esempio, dove un grande capolavoro finisce, per rispondere a una domanda che resta inevasa in un racconto».
Qualche altro consiglio? «Un bravo scrittore deve essere al contempo umile e consapevole del proprio valore. La storia del nostro ex studente e oggi tutor Giorgio Ponte (nella foto in alto) è in questo senso paradigmatica. Si è trasferito da Palermo a Milano con la precisa intenzione di diventare uno scrittore e dopo aver frequentato il corso ha iniziato a inviare il suo romanzo a tutti gli editori e gli agenti della città».
E cosa è successo? «Ha seguito i consigli che in tanti gli hanno dato, ma davanti ai ripetuti rifiuti, ha scelto l’autopubblicazione online perché era convinto che quella storia meritasse di arrivare a dei lettori. Il suo romanzo è balzato i pochi giorni in testa alle classifiche di Amazon. A quel punto gli editori tradizionali lo hanno contattato e gli hanno proposto un contratto. Oggi “Io sto con Marta” è un titolo di Mondadori e Giorgio ha realizzato il proprio sogno».
Non si scrive solo per sé ma anche per gli altri. Possiamo definirla una “missione”? «Lo scrittore deve tener presente che dall’altra parte della pagina c’è un lettore: non può creare solo per compiacere il proprio ego. Gli studenti che arrivano al corso dicendo: scrivo soltanto per me, non faccio leggere a nessuno i miei quaderni, non sono scrittori e non lo saranno mai. Dall’altra parte, un autore non deve accondiscendere soltanto alle richieste del proprio “pubblico”.
Cosa dovrebbe fare, allora? «Farsi questa domanda: ho una buona storia da raccontare? Se la risposta è sì, quel racconto germinerà nel lettore e sicuramente produrrà frutto. Le lezioni e i laboratori de “Il piacere della scrittura” provano ad affinare gli strumenti tecnici grazie ai quali un racconto può giungere a destinazione in maniera più efficace».