È nato ancor prima della chiesa e al tempo del paganesimo era un luogo di culto dove si riunivano scienziati e letterati. Il museo è un’istituzione che è arrivata intatta ai nostri giorni. Secondo l’articolo del codice dei beni culturali e del paesaggio oggi è una "struttura permanente che acquisisce, cataloga, conserva, ordina ed espone beni culturali per finalità di educazione e di studio". Se ne è parlato alla lezione inaugurale del dell'alta scuola Almed, diretta da Ruggero Eugeni, del Master di secondo livello in Museologia museografia e gestione dei beni culturali. Dopo i saluti inaugurali di Lorenzo Ornaghi, Rettore dell’Università Cattolica, è stato il direttore del master Paolo Biscottini (co-diretto da Paola Fandella) a introdurre Roberto Ruozi, presidente del Touring Club Italiano, che ha proposto un quadro dell’attuale situazione dei musei in Italia e lanciato una proposta per allargare la cultura degli italiani.
«Esistono tre tipi di valorizzazione – dice Ruozi – per un museo: per sé, per il pubblico ed economica». La prima riguarda un abbellimento generale del museo, non solo per ciò che espone all’interno ma anche come struttura esterna, che diventa essa stessa opera d’arte (come il NeMo di Renzo Piano ad Amsterdam). Le altre due forme di valorizzazione, economica e per il pubblico, sono interconnesse: attuare una politica di prezzi bassi unita a delle mostre che trovano un buon riscontro di presenze, come un’installazione per gli impressionisti o i grandi nomi dell’arte moderna, è un buon modo per promuovere l’attività del museo. «In Gran Bretagna – continua Ruozi – è stato adottato il provvedimento di rendere free tutti i musei nazionali. Uno simile è stato adottato a Bologna dove dal 2006 tutti i musei comunali sono a entrata gratuita e dove i risultati sono eloquenti: dai 211mila ingressi fra marzo 2005 e aprile 2006 si è passati agli oltre 300mila di quest’ultimo esercizio».
Uno dei problemi storici dei musei italiani sono i prezzi che uniti alle carenze strutturali hanno comportato un complessivo calo delle presenze negli ultimi anni. Come rilevato dallo studio del Touring Club Italiano sui 30 maggiori siti-musei archeologici italiani, il problema non risiede nei contenuti, perché sono numerose le opere di geni della pittura, scultura e scienze, bensì nelle risposte alle domande dei clienti. Secondo Ruozi, si tratta di compiere un intervento per soddisfare le nuove esigenze. La scarsa attenzione al target delle famiglie e dei bambini è lampante ed emerge nei dati della ricerca: nei 30 maggiori siti-musei archeologici italiani solo tre hanno una nursery e solo sei hanno dei percorsi scientifici dedicati ai più piccoli. In pochi inoltre si stanno adeguando alle nuove tecnologie come l’applicazione per le visite virtuali su i-pod o i-phone (al British Museum è disponibile da fine luglio), connessioni wireless nelle sale per una maggiore soddisfazione del cliente. Di recente è stato il museo Poldi–Pezzoli di Milano ad rendere disponibile il catalogo e l’audio guida su smart-phone, grazie alla collaborazione degli studenti del master in Catalogazione informatica del patrimonio culturale: tramite applicazione è ora possibile leggere direttamente dal proprio i-pod/i-phone le immagini e le descrizioni delle sale e delle collezioni. «Il futuro dei musei passa attraverso la tecnologia – conclude Ruozi – ma per adesso c’è un notevole gap fra la domanda e l’offerta». Per fortuna però qualcosa si muove.