È arrivato a Moglia, il paese della provincia di Mantova duramente colpito dal sisma, il gruppo di lavoro del master “Relazioni d’aiuto in contesti di vulnerabilità e povertà nazionali e internazionali” dell’Università Cattolica, guidato da Cristina Castelli, psicologa alla facoltà di Scienze della formazione.
Da giovedì 5 luglio tre assistenti del master, alcuni ex tirocinanti con un’esperienza già consolidata durante il terremoto in Abruzzo e alcuni studenti del master in stage sono presenti nel campo allestito dalla Protezione civile della Regione Lombardia per offrire un supporto alla popolazione colpita dal terremoto. In particolare le attività, finanziate dalla Fondazione Credito Valtellinese, coinvolgono circa 30 bambini e ragazzi tra i 4 e i 16 anni. In totale i ragazzi sono 80, di cui circa 50 frequentano il Grest della parrocchia di Moglia. Poiché il 70% sono stranieri, in prevalenza pachistani, sik indiani e alcuni nord africani, l’obiettivo principale del progetto è l’integrazione dei ragazzi nella difficile vita quotidiana fatta di code per la mensa, alle docce ecc., situazioni in cui emergono prepotentemente le diversità culturali e i problemi di convivenza. Il gruppo di lavoro mira a far dialogare tutti i ragazzi organizzati in diverse di attività di gioco e riuniti durante i pasti, pranzo e merenda, distribuiti dai volontari e offerti dalla Protezione civile.
Alle famiglie di Moglia che hanno aderito al progetto verrà distribuito nei prossimi giorni un depliant informativo a cura del master con una serie di indicazioni pratiche sulla gestione a livello psicologico dei possibili problemi riscontrati nei bambini. Spiegare le reazioni emotive dei piccoli in casi di calamità naturali e al tempo spesso rassicurarli e promuovere la resilienza, quindi comportamenti propositivi in seguito al dramma vissuto è l’obiettivo che gli psicologi si pongono in ogni iniziativa realizzata.
A partire dal “che cosa succede” durante una catastrofe naturale, quale evento imprevedibile e incontrollabile. Pianto, disperazione, tristezza, insicurezza, impotenza, mancanza di fiducia nel futuro sono reazioni comuni a tutti e non problemi personali. I bambini hanno bisogno in queste situazioni di essere accompagnati, confortati da adulti calmi e controllati. Per questo consultarsi con persone di fiducia e chiedere aiuto, dove necessario, sono la strada giusta da intraprendere.
Ai bambini occorre spiegare che il terremoto è un fenomeno naturale che capita all’improvviso, per fortuna non spesso, e di cui nessuno è responsabile. E’ importante accogliere le loro reazioni senza giudicarle, né banalizzarle o drammatizzarle, non minimizzare né esagerare. Invitarli a scrivere o raccontare ciò che hanno visto e vissuto li aiuterà a esprimere i loro sentimenti e la correzione della loro percezione errata di alcuni aspetti sarà di conforto. Se sarà possibile, bisognerà ricreare un ambiente stabile e tranquillo con oggetti appartenenti ai bambini, con i ritmi costanti della vita quotidiana e i rapporti con gli altri. Se il bambino piange, ha paura, è irrequieto, vuole stare di più con i genitori, ha difficoltà a dormire, parla molto o troppo poco di quello che è successo è normale e con il passare del tempo tutto questo scomparirà.
Come la terra necessita di circa tre mesi per ritrovare il suo equilibrio dopo il terremoto, ai bambini occorre un certo periodo di tempo per recuperare la fiducia e la stabilità di prima. Se hanno avuto delle difficoltà in precedenza, avranno bisogno di più tempo per recuperare. E’ un dato di fatto che i bambini danno il meglio di sé nelle situazioni difficili e che, se aiutati di fronte all’evento traumatico, possono non solo recuperare ma anche arricchire il loro percorso di crescita. La ripresa passa dal recupero della vitalità e dalla riconquista del sentimento di controllo delle proprie emozioni e dell’autonomia che a poco a poco si riattiveranno.
Tra le attività del master in Relazioni d’aiuto in questi mesi c’è anche un intervento a Vernazza in Liguria dove, dopo l’alluvione, i bambini della scuola del paese erano stati divisi e ricollocati in altre scuole di paesi limitrofi. Da settembre si ritroveranno nuovamente insieme nella loro scuola d’origine. L’obiettivo del progetto, partito da alcuni giorni e realizzato insieme all’università di Genova e alla Fondazione Don Gnocchi con il sostegno del Rotary Club Milano Scala, è quello di ricostituire la comunità di ragazzi e insegnanti organizzando attività pratiche e in particolare facendo creare ai ragazzi una guida turistica di valorizzazione del territorio. Ai 22 bambini coinvolti nel progetto verranno dati cappellino e divisa.