Capita, a volte, di saltare nel vuoto e atterrare più in alto. È quanto accaduto a Giulia Maniezzi, laureata in filosofia in Cattolica con una tesi intitolata “Amore e perdono nella filosofia morale di Vladimir Jankèlèvitch” e oggi negoziatrice per conto della Santa Sede presso l’ambasciata Onu di New York.
Un traguardo atipico per chi sognava una carriera accademica, tanto da iniziare, dopo la magistrale, un dottorato di ricerca in “Studi umanistici: tradizione e contemporaneità” della durata di tre anni, la metà dei quali trascorsi a Tolosa, in collaborazione con l’Istituto Cattolico.
Terminato il dottorato succede l’insospettabile. Giulia incappa nel sito dell’Istituto Toniolo, dove «tra i vari bandi, ce n’erano diversi per un’esperienza di tirocinio in una delle missioni della Santa Sede nelle varie parti del mondo». Vacilla: per questa borsa di studio sente un’attrazione inedita, ma teme di non esserne all’altezza. In ogni caso non si tira indietro: prepara i documenti, fa l’applicazione e inizia la procedura.
Primo passo: test scritto su diritti umani a cui partecipavano «esperti di relazioni internazionali molto più preparati». Lo passa. Stessa storia per l’orale, avvenuto su Skype in collegamento con la sede di New York. Trascorre sei mesi nella Grande Mela come redattrice, alcune volte l’unica, delle riunioni dell’Onu. Un ruolo di responsabilità «motivo di grande orgoglio: uno stage estremamente formativo per il quale voglio ringraziare e rilasciare una nota di merito per la missione e in particolare per l’Istituto Toniolo».
Finito lo stage torna in Italia e riprende la carriera accademica, ma poco tempo dopo riceve una mail. Si è appena aperta una posizione come negoziatrice diplomatica laica presso la Santa Sede, sempre a New York. Giulia sente lo stesso richiamo che un anno prima l’aveva portata lontana dai suoi progetti, ma vicina alla sua vocazione: «So che è difficile da comprendere, ma nel mio percorso ci vedo la Provvidenza».
Stesso iter per ottenere il posto, stesso risultato: Giulia finisce nei tre finalisti e vince. Una storia anomala e mistica e, dunque, bellissima, la cui protagonista invita gli studenti «a non lasciarsi bloccare dalle etichette formative» invitandoli «a capire non solo come acquisire le competenze, ma anche come investirle». Tutto ciò senza mai rinunciare alla sfida con se stessi, dagli esiti tanto incerti quanto promettenti.