Capire in che modo mutare le proprie relazioni con gli alleati tradizionali - Unione europea e partecipanti all’Alleanza atlantica, in primis - decidere se ed e in quale misura coinvolgere od escludere potenze in ascesa come la Cina - che detiene il 40% dei titoli di Stato e quindi del debito pubblico statunitense - o la Russia di Putin con cui il neoeletto presidente degli Stati Uniti d’America sembra vantare un’amicizia, riportare - per usare le parole di Trump stesso – l’America ad essere “great again”.
Sono state alcune delle questioni di politica internazionale sul piatto del convegno “Trump e l’ordine internazionale”, tenutosi in Aula Magna in Cattolica lo scorso 17 aprile
Muovendo dal fatto che l’attuale amministrazione guidata da Donald J. Trump sembra intenzionata ad affrontare tali questioni introducendo alcuni marcati elementi di discontinuità rispetto alle linee seguite dalle amministrazioni precedenti (quantomeno quelle succedutesi dalla fine della Seconda guerra mondiale) dopo un inquadramento generale, i relatori hanno discusso del ruolo americano nell’ordine internazionale contemporaneo, dello sviluppo delle sue relazioni con Russia, Cina, Unione europea, e con le istituzioni internazionali essenziali nel mantenimento dell’ordine internazionale (in particolare Nazioni unite e Nato), soffermandosi sugli scenari regionali particolarmente delicati: Medio oriente, Caucaso, Europa, e Asia meridionale. Tra gli esperti intervenuti, introdotti dal prorettore Mario Taccolini: Carolina De Stefano, della Scuola Superiore Sant'Anna e George Washington University, Giuseppe Gabusi dell’Università di Torino, T.wai - Torino World Affairs Institute, Enrico Fassi, Andrea Plebani, Alessandro Quarenghi e Andrea Locatelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.