Un’alta percentuale di successi e una formazione di valore che segue da vicino gli studenti, cercando di anticipare i cambiamenti del mondo dell’informazione. Potrebbe sembrare uno spot, se non fosse la premessa della notizia che all’ultimo concorso Rai, 10 dei 100 posti in palio per gli oltre 4mila aspiranti sono stati appannaggio dei professionisti usciti dalla nostra Scuola di Giornalismo, tra l’altro con un ottimo piazzamento che comprende anche il primissimo posto in graduatoria.
I vincitori hanno superato non solo tre prove d’esame ma anche un’agguerrita concorrenza, convincendo con il proprio lavoro la Commissione presieduta da un direttore del calibro di Ferruccio De Bortoli. Un ulteriore biglietto da visita della Scuola di Giornalismo dell’Università Cattolica.
Qualche nome, qualche volto. Il primo classificato, Giacomo Segantini, è uscito dal biennio 2010-2012, è giornalista economico per Euronews e lavora a Lione. Tra i selezionati, anche Valentina Fizzotti, redattrice de Il Foglio, Maria Chiara Grandis, giornalista all’ufficio stampa della presidenza di Regione Lombardia, Maria Elena Scandaliato, già collaboratrice di RaiNews e Rai Storia, Linda Stroppa, impegnata a Road Television e il Giornale del Popolo, Marzia De Giuli, giornalista per l’agenzia di stampa cinese Xinhua News Agency, Stefano De Agostini, Il Fatto quotidiano, Gabriele Russo, Primo Piano, Danilo Elia, Eastonline.eu, e Pietro Vernizzi, Il sussidiario.
Giornalismo d’inchiesta, storytelling giornalistico e web, internazionalizzazione e una preparazione che consenta di saper leggere e prevedere, per quanto possibile, le trasformazioni che riguardano la professione: questi i punti di forza di un’esperienza che, come sottolinea il direttore Marco Lombardi, hanno permesso ai vincitori del concorso di conseguire un traguardo importante per la propria carriera. Sulle orme di chi, prima di loro, dopo aver frequentato la Scuola è cresciuto professionalmente proprio in Rai o nelle principali testate, scegliendo la strada del giornalista freelance, entrando a far parte delle redazioni dei più importanti quotidiani, scalandone le posizioni fino a raggiungere anche ruoli di dirigenza.
Tra le tante storie di successo, quella di Alessio Lasta, inviato del programma di Rai2 Ballarò, di Franco Vanni, cronista giudiziario per La Repubblica, di Valerio Bassan, Senior Editor per Vice News Italia, e ancora di Omar Schillaci, caporedattore centrale di Wired, Tonia Cartolano e Massimo Postiglione, inviati di Sky Tg24.
La strada seguita dalla Scuola di Giornalismo, come fa notare il co-direttore Matteo Scanni, è quella di non smettere di innovare e investire: nell’internazionalizzazione da un lato e nella digitalizzazione dall’altro. «Sforzi che si sono realizzati proprio recentemente con l’organizzazione dell’annuale convegno di Ejta, l’European Journalism Training Association con professionisti del settore provenienti da tutta Europa e dal Canada e a cui gli studenti hanno garantito una capillare copertura tramite diverse piattaforme web e social network» (vai alle video-interviste).
«Nell’ultimo anno - aggiunge Scanni - i ragazzi della Scuola sono stati coinvolti anche in San Siro Stories, un ambizioso progetto giornalistico, narrativo e multimediale realizzato con strumenti nuovi che il giornalista di oggi deve necessariamente conoscere e padroneggiare per sopravvivere nel mondo del lavoro. Realizzato tra novembre 2014 e giugno 2015, è stato anche presentato al Festival di Giornalismo di Perugia, cui ogni anno i praticanti della scuola partecipano per raccogliere idee, stimoli e conoscenze».
Un progetto che mantiene una forte attualità, ponendo il focus sulla complessità delle metropoli. San Siro è infatti uno degli insediamenti più multietnici e problematici di Milano: 11 mila alloggi popolari, 6 mila abitanti e centinaia di occupazioni abusive. Ma oltre i titoli dei giornali c’è dell’altro: una galassia di micromondi dove i residenti hanno riorganizzato spazi e abitudini riscrivendo, attraverso la vita quotidiana, le regole della convivenza. San Siro Stories racconta questo laboratorio sociale: storie di integrazione e cultura che possono rappresentare prove di nuova urbanità e nuovi germogli di innovazione sociale.
Una storia di frontiera che ha molto da dire a quanto succede alle nostre metropoli che si trovano impaurite e impreparate ad affrontare il nemico che cresce dentro di loro.