La zona del Franciacorta nota per i suoi spumanti lega la sua storia a un passato illustre e glorioso, lontano nei secoli, con origini che vanno ben oltre quelle finora documentate risalenti a sessant’anni fa.
Non sono semplici ipotesi, dato che ora ricevono avallo storico dallo studio di Gabriele Archetti, docente di Storia medievale all’Università Cattolica di Milano e presidente del Centro studi longobardi, dal titolo Le origini del Franciacorta nel Rinascimento italiano edito dal Consorzio Franciacorta, con illustrazioni di Agostino Gallo, illustre agronomo di Poncarale che nel suo volume Le dieci giornate della vera agricoltura e piaceri della villa del 1564 parlava dell’abitudine al “brindar mordace” in uso nelle nobili famiglie bresciane dell’epoca che d’estate facevano festa nelle loro ville sul lago d’Iseo.
Lo studio del professor Archetti delinea la storia dei vini mossi a partire da carte processuali, pergamene monastiche e volumi contabili, dai quali si evince che nel bresciano la coltura della vite era diffusa già prima del Mille.
Che in quelle zone di cenobi, pievi, castelli e borghi fossero coltivate vigne di qualità, non c’erano dubbi, la vera notizia – documentata da Archetti – è la produzione del “vino frizzante”, sulla base del Libellus de vino mordaci, scritto nel cinquecento dal medico bresciano Girolamo Conforti, in cui si parla delle qualità del vivo “vivace”.
Una tradizione enologica che sicuramente dal tredicesimo secolo, ma anche molto prima, ha prodotto vini effervescenti, di colore bianco, più pregiati e ricercati rispetto ai rossi, vini che restavano “piccanti per più mesi”, e aumentavano in bontà quanto più passava il tempo, e che, inoltre, per il loro essere frizzanti erano ritenuti taumaturgici e medicamentosi.
Il vino frizzante di Franciacorta precede addirittura quello legato alla leggenda dell’abate Pierre Pérignon, conosciuto come l’inventore dello champagne alla fine del Seicento. Così dalle ricerche di Archetti emerge il quadro di una Franciacorta dove si è sempre prodotto vino fin dall’epoca longobarda, con quantitativi anche superiori alle esigenze familiari, a conferma dell’esistenza già in tempi antichi di un’attività commerciale.
Tale volume dimostra come lo studio storico e accademico riesce a farsi vicino all’economia dei territori, in questo caso al settore enologico. È un modo per riappropriarsi delle radici e per declinare le nuove scoperte storiche in chiave promozionale per l’oggi, con il maggior apprezzamento del prodotto tipico locale e con la sua valorizzazione commerciale legata allo sviluppo dei luoghi di produzione.