Giornalista e scrittrice, Inaam Kachachi è stata tra le donne presenti al Festival della cultura araba. Una donna che sin da giovane ha lavorato per la stampa e la radio irachene e che, nel 1979, si è trasferita a Parigi per proseguire i suoi studi, collaborando come corrispondente per diverse testate arabe, come il quotidiano saudita “Asharq Alawsat”. Kachachi ha scritto libri, tra cui La nipote americana del 2008, tradotto in inglese e francese ed entrato nella short list dell’International Prize for Arabic Fiction del 2009.
La donna, tema della quarta edizione del festival, ha un ruolo centrale anche per Kachachi. Nell’età contemporanea la donna irachena è sempre stata presente. Le scuole delle comunità non islamiche avviarono le loro attività alla fine del diciannovesimo secolo e agli inizi del Ventesimo secolo, dopo la fondazione dello Stato dell’Iraq, sono state aperte anche le scuole islamiche femminili.
«Negli anni Trenta – racconta Kachaci – ci fu la prima studentessa di giurisprudenza e poi le donne cominciarono a diventare medici, giornalisti, ingegneri». Le donne che sono riuscite a farsi valere e a darsi una voce, come racconta Kachaci, sono state molte, e tutte in ambiti diversi. «La prima conduttrice televisiva in Iraq, negli anni Trenta, era Victoria No’ man. Lei non era solo una conduttrice, ma era anche un avvocato. Nel 1959 la dottoressa Naziha Al-Dolaymi era il primo ministro del mondo arabo». L’Iraq fu il primo paese tra Egitto, Tunisia e gli altri, che avevano vissuto una rivoluzione femminile, ad avere un ministro donna. «C’erano molte donne anche nella Società delle Nazioni, l’organizzazione antecedente alle Nazioni Unite. L’Iraq era rappresentato da Badi’a Athnan».
Quando si sollevò il movimento della poesia araba moderna, uno dei fondatori di questo modello di poesia era proprio una donna, Nazik Al-Mala’ika. Una donna forte, determinata, che scrisse anche libri di teoria della poesia moderna e sulla composizione poetica.
«Io andavo in una scuola di suore – raccontata Kachaci – e ricordo che la mia suora è stata fondamentale non solo per me, ma anche per tante altre giovani donne. Grazie a lei molte sono riuscite a ottenere un’istruzione e si sono laureate. Questo mi è venuto in mente venendo qui, nella vostra università. Ho visto tanta accoglienza, proprio come l’avevo vista nella mia scuola. Tutti sono uguali e la vostra università tende le braccia verso tutti, senza fare discriminazioni».
Kachachi ha scelto di vivere in Francia, a Parigi. Una città europea, dove la donna è vista in modo completamente diverso. Ma i problemi, visti da lontano e da un occhio attento come il suo, in Medio Oriente non riguardano solo le donne. «I problemi presenti oggi in Medio Oriente – spiega Kachachi – riguardano sia l’uomo che la donna. Quest’ultima oggi ha pieni diritti a livello sociale, politico e pubblico. Il problema persiste dal punto di vista politico nella gestione dei governi arabi».
Kachachi non invidia gli uomini. Vanno in guerra, lavorano, mentre le donne hanno sempre avuto una posizione molto importante nella casa. «Io temevo mia madre, non mio padre» racconta la scrittrice. Molte decisioni in casa, in Medio Oriente, vengono prese dalle donne. La donna ha quindi una posizione importante. Non ha una voce alta, non urla, ma è in grado di farsi sentire e di farsi rispettare.