Un pallone, 22 giocatori e tutti i possibili schemi di gioco. Il calcio non è più solo questo. È sempre più un fenomeno aziendale in cui assume importanza anche l’aspetto societario e il modello di governance e di business che viene adottato. Di queste dimensioni si occupa Football Avenue, un luogo d’incontro tra aziende leader e referenti delle società di calcio professionistiche dove fare business, trovare nuovi contatti e scoprire le più recenti innovazioni nell’industria calcistica.
Dopo quattro edizioni organizzate allo Juventus Stadium (oggi Allianz Stadium), la director Europe Ludovica Mantovani ha annunciato il cambio di "casa" per il Business development forum italiano, che sbarcherà a San Siro mercoledì 8 e giovedì 9 novembre.
Ma qual è il valore di questa industria? «Nell'attuale contesto le opportunità di crescita e di sviluppo economico per il settore calcistico sono molteplici» afferma Valerio Casagrande, responsabile Finanza e Controllo di gestione LNPB e condirettore del corso di Alta formazione "Finance per non finance manager: fondamenti di gestione finanziaria nel settore del calcio professionistico" dell’Università Cattolica. «Con particolare riferimento alla realtà italiana, le principali sono l'ammodernamento degli asset infrastrutturali (stadi e centri sportivi) e la valorizzazione delle figure manageriali».
Secondo Casagrande, le esperienze di altri Paesi e di alcuni club italiani che hanno puntato sulla costruzione/ammodernamento dello stadio hanno dimostrato il significativo ritorno economico derivante da questi investimenti nelle infrastrutture. «La crescente rilevanza della dimensione economica e l’aumentata complessità del business hanno reso, inoltre, necessario acquisire competenze strategiche valorizzando professionisti che già operano nel settore e sviluppando l'osmosi con altri ambiti di affari». Una riflessione che è stata alla base anche del corso di Alta formazione promosso dall’Ateneo e dalla Lega Nazionale Professionisti B, finalizzato a fornire ai partecipanti i fondamenti teorici e gli strumenti operativi che permettano loro di valorizzare nell’ambito calcistico l'esperienza maturata.
«Le società sportive sono alla ricerca di profili professionali diversificati per i quali la “grande passione” non è sufficiente» aggiunge il direttore scientifico del corso Claudio Sottoriva, docente di Metodologie e determinazioni d’azienda alla facoltà di Economia. «Lingua inglese, conoscenze informatiche e capacità di sopportare ritmi di lavoro a volte “non standard” sono direi quasi considerati pre-requisiti fondamentali che il candidato deve avere».
Ma sono molto richieste anche altri tipi di conoscenze: organizzazione aziendale e gestione aziendale, anche se acquisite in contesti diversi da quelli del settore sportivo. «Si dice che le società sportive tendono a diventare sempre più delle media company, anche se sotto il profilo definitorio e sotto il profilo dell’inquadramento economico-aziendale non siamo ancora giunti a formalizzazioni specifiche. I professionisti del settore sportivo devono essere quindi attrezzati a rapportarsi con dinamiche di crescita interna all’azienda del tutto peculiari» prosegue il professore.
La formazione universitaria offre un solido punto di riferimento nelle aree aziendali, nell’area della finanza d’impresa, della statistica e della organizzazione d’impresa che può essere completata con percorsi personalizzati finalizzati ad offrire le conoscenze aggiuntive derivanti dall’analisi e dalla discussione di casi concreti e dall’approfondimento della letteratura specialistica.