Giurista, costituente, sindaco di Firenze e cattolico democratico Giorgio La Pira fu colui che nel momento costitutivo delle regole della nuova Italia riuscì a dare una visione architettonica della Repubblica democratica che si stava costituendo, facendo emergere la convergenza tra valori liberali e valori democratico-sociali.
Una riflessione su Giorgio La Pira quale deputato all’Assemblea Costituente è stata al centro di un incontro che si è tenuto lunedì 16 dicembre in occasione dalla presentazione del terzo volume dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giorgio La Pira dal titolo: Principi contro i totalitarismi e rifondazione costituzionale (Firenze University Press). A cura dal giudice emerito della Corte Costituzionale Ugo De Siervo, il libro raccoglie molti degli scritti pubblicati da La Pira nel periodo tra la fine del 1937 e l’inizio del 1948, contenenti prima la sua critica ai modelli totalitari di Stato allora esistenti e successivamente il suo contributo al problema della rifondazione costituzionale del nostro Paese. In particolare, si focalizza sui suoi interventi all’Assemblea Costituente nel ’46-’47 e alla sua partecipazione dal ’47 al ’51 alle Cronache sociali di Giuseppe Dossetti.
Personaggio di spicco del cattolicesimo della prima metà del secolo scorso, La Pira era fortemente legato all’Università Cattolica. Un legame messo in evidenza nel messaggio di saluto fatto pervenire dal rettore Franco Anelli ai promotori dell’iniziativa. Il sindaco di Firenze, infatti, conobbe padre Agostino Gemelli nel 1928 quando entrò nei Missionari della Regalità, il sodalizio dei consacrati fondati dallo stesso Gemelli. In quel periodo La Pira scrisse la biografia di Ludovico Necchi, altro cofondatore dell’Ateneo dei cattolici italiani, ponendo l’accento sulla «dolcezza della vita cristiana di Vico», come lo stesso Gemelli scrisse nella prefazione. Negli anni a seguire fece parte con Dossetti, Fanfani e Lazzati dei «professorini della Cattolica» impegnandosi per la redazione e approvazione della Carta Costituzionale. Di qui l’apprezzamento del rettore «per una raccolta di scritti che rappresenta una operazione degna della massima ammirazione per una persona straordinaria che ha speso la sua vita per costruire una società più libera e giusta».
Del resto, come ha osservato il Direttore del Dipartimento di Diritto privato e pubblico dell’economia Alessandro D’Adda, La Pira si è sempre contraddistinto per essere una «personalità poliedrica»: lo dimostrano i suoi studi romanistici e civilistici e il suo apporto ai principi fondamentali della nostra Carta costituzionale attuato con attenzione alla tecnica giuridica nel contesto di valori superiori.
Basta soffermarsi, ha notato il costituzionalista Enzo Balboni, sul principio che sta all’origine della sua opera “Non l’uomo per lo stato, ma lo stato per la persona”, imperniato sulla socialità e solidarietà. Principio, nella sua parte teoretica e fondativa, ancora oggi valido.
All’attualità dell’opera di La Pira ha fatto riferimento pure Guido Formigoni, storico dell’Università IULM: «Va ad arricchire la storia della nostra Repubblica, così come gli scritti di De Gasperi e di Moro pubblicati negli ultimi anni».
La conclusione della presentazione è stata affidata al curatore del volume Ugo De Siervo. Il presidente emerito della Corte Costituzionale ha cercato di rispondere alla domanda del perché La Pira, pur schivo di carattere e non di spicco nel partito, fu così autorevole all’epoca della Costituente. Ricoprì, infatti, incarichi di rilievo anche contro la sua volontà: eletto nella Costituente, fece parte della Commissione dei 75 e, nella prima sottocommissione, fu relatore per i principi fondamentali della Costituzione. Ma soprattutto, ha detto De Siervo, la sua autorevolezza fu dovuta alla pubblica posizione da lui presa contro il nazismo e il fascismo, non temendo di esporsi, grazie anche all’appoggio di amici in campo ecclesiale, come il sostituto della Segreteria di Stato Giovanni Battista Montini.