Una mamma che ha trasformato in una professione il problema di tante donne come lei. Quello della conciliazione dei tempi tra famiglia e lavoro è uno dei ritardi del nostro paese rispetto a sistemi che riescono a tenere insieme tassi più alti di occupazione femminile e di natalità. Tiziana Rimoldi, laureata in Scienze dell’educazione in Cattolica nel 1998, vivendo sulla propria pelle questi limiti, non ne ha fatto una questione personale, ma professionale.
Il suo percorso all’inizio è simile a quello di molti ragazzi che studiano per diventare educatori, ma parte già durante gli studi: baby sitter, doposcuola e, con la laurea, il concorso per lavorare in un centro socio educativo dell’Asl per l’handicap, insieme a una collaborazione con la cattedra di Storia della pedagogia della professoressa Simonetta Polenghi. Poi, bruciando le tappe, coordinatrice negli asili nido di Arona, a metà tempo con una consulenza nei Servizi sociali di Varese. In mezzo, un master in Gestione e organizzazione dei servizi sociali, il matrimonio e due figli. E la difficoltà di tenere insieme tempi di vita e tempi di lavoro. Affrontata all’inizio con un po’ di fortuna: dopo la nascita del secondogenito, rispondendo a una inserzione sul giornale, l’incontro con l’azienda per cui oggi progetta e coordina asili nido aziendali: un posto da coordinatore del nido del San Raffaele di Milano, gestito da un’impresa che si è sempre occupata di ristorazione, la Gemeaz Cusin Spa, ma che, a partire da un caso personale, raccoglie una sfida. «La mia project leader, Cristina Gamba, al momento di rientrare dalla maternità del suo secondo figlio, si è trovata senza baby sitter e ha dovuto chiedere una proroga - racconta Tiziana -. La proposta alla direzione personale di valutare un progetto di sostegno alla maternità è stata accolta perché emergeva da molte parti una realtà sociale popolata da mamme e papà che lavorano, alla continua ricerca di luoghi di qualità in cui far crescere i propri figli. Nascono così la mia avventura e quella di Gemeaz in questo settore».
Tiziana diventa coordinatrice pedagogica della divisione Pulcini & Co e collabora alla creazione di una fitta rete di nidi aziendali in grandi realtà imprenditoriali e non solo: Vodafone Italia, asilo nido interaziendale Milano Business park, Bnl Roma, Unicredit Banca Torino e Bologna, e, più recentemente, la provincia di Treviso e il Cnr di Genova. «Partecipo alla progettazione in fase di sturt up, mi occupo del coordinamento pedagogico e della selezione e formazione delle educatrici - spiega Tiziana -. Dialoghiamo con i responsabili delle risorse umane per integrare esigenze dei bambini, dei dipendenti, dei costi e dell’organizzazione. Anche dove forniamo servizi che si adattano alle esigenze di genitori che fanno i turni o svolgono part-time orizzontali e verticali, spetta a noi gestire il percorso educativo e vigilare che il bambino non diventi un oggetto da parcheggiare».
Nell’aiutare gli altri a conciliare famiglia e lavoro, Tiziana riesce a gestire anche la sua famiglia, grazie a un’azienda che insieme al business ha sviluppato anche la responsabilità sociale: «All’inizio mi aiutavano i nonni, poi ci sono stati dei problemi, e la Pulcini & Co, sensibile per mission, mi è subito venuta incontro. Una flessibilità che mi permette di coordinare la rete esistente e i nuovi start up in giro per l’Italia ma anche di essere una madre presente».
È così, mettendo insieme la creatività di due mamme che devono crescere i propri figli, che si sviluppano tutti gli accorgimenti per facilitare il lavoro femminile e sostenere le famiglie: dal posto auto garantito per i dipendenti con figli al nido aziendale alla sala lactarium per l’allattamento; dalla dietista alla pediatra; dalla flessibilità oraria giornaliera all’attivazione del servizio estivo. «Non è vero che le mamme cercano solo un luogo di custodia per i propri piccoli - afferma Tiziana -: desiderano piuttosto un luogo vicino al lavoro e una struttura educativamente valida, che si tratti di benefit o di compartecipazione alla retta. Non sono ancora molte le aziende che vedono il nido aziendale come un sostegno alla famiglia, ma chi lo fa ha capito che c’è un ritorno anche per l’impresa, in termini di atmosfera lavorativa più serena oltre che di riduzione dell’assenteismo delle madri».
A Tiziana, insieme al molto che resta da fare su questa strada, rimane un cruccio: che per le selezioni non sia così facile trovare educatrici. Un messaggio ai laureati a iniziare la professione educativa senza pensare di nascere subito coordinatori. Per questo servono anche competenze gestionali. Forse un’idea buona per un nuovo master in largo Gemelli.