di Bruno Maggioni *
Già con la sua prima lettera pastorale dal titolo La dimensione contemplativa della vita (1980-1981), Martini ha avuto il coraggio di indicare decisamente la direzione della sua strada, mai interrotta sino alla fine. Le urgenze erano molte anche allora, tutte importanti. Ma Martini non ebbe dubbi: il primato del vangelo e della ricerca di Dio. Il consenso - potrei dire, addirittura, lo stupore - fu ampio, persino entusiasta. Si aveva l'impressione di una ventata di aria fresca. Naturalmente non mancarono anche alcune perplessità e anche critiche. Ricordo le ironie di qualche prete: «Prima era il tempo dell’azione, ora è il tempo della Parola!».
Di qualsiasi cosa parlasse e a chiunque si rivolgesse - ai preti, ai laici, agli industriali, all'Università, persino ai militari - Martini partiva sempre da un passo biblico. Non era una forzatura, e nemmeno - come spesso capita – un’icona retoricamente posta all'inizio e poi dimenticata lungo il discorso. Non un soprammobile, ma una radice da cui il discorso partiva e alla quale costantemente ritornava. Un vezzo? No, un metodo e una profonda convinzione: colta nella sua logica vera, profonda, la Parola intercetta ogni situazione e raggiunge l'uomo - anche il non credente - molto più di altre parole. La lunga e generosa attività di Martini mostra che questo è vero. Il fatto del grande ascolto che ha avuto non si può spiegare diversamente: la Parola è attuale in ogni tempo. E questo è da dire anche oggi in un tempo di frenetiche ricerche e di novità pastorali.
Ma la cosa che più mi ha colpito, e anche sorpreso, è stato l'ampio coinvolgimento del mondo giovanile. Correvano ad ascoltare la sua lectio divina in tanti, tantissimi. E, a questo proposito, mi permetto di ringraziare il Cardinale perché in due occasioni mi ha personalmente coinvolto: per una meditazione al PalaLido all'Assemblea di Sichem e in altre tre occasioni in duomo per commentare dei testi biblici nel quadro della proposta "Sentinelle del mattino". Lo ringrazio veramente. Ho avuto anch'io la gioia di sperimentare che è proprio vero che la Parola ha una forza sua.
Qualcuno mi ha chiesto: «Quale immagine biblica useresti per riassumere l'attività pastorale del cardinale Martini?». Non ho dubbi, ricorrerei a una frase posta dall'evangelista Matteo a conclusione del discorso in parabole: «Ogni scriba divenuto discepolo del Regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche» (13,52). Con una precisazione. Non si tratta di cose diverse, alcune nuove e alcune antiche, ma dell'unica Parola di Dio, una Parola antica, che in ogni tempo sorprende per la sua novità e la sua freschezza, anche in un mondo che cambia: anzi, proprio in un mondo che cambia.
* Bruno Maggioni è nato nel 1932 a Rovellasca (Como) e dal 1955 è sacerdote della diocesi di Como. Ha studiato Teologia e Scienze bibliche all’Università Gregoriana e al Pontificio Istituto Biblico di Roma. È docente di Teologia presso l’Università Cattolica di Milano e ha insegnato alla Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Autore di numerosi libri, con Vita e Pensiero ha pubblicato: Le parabole evangeliche (1992), Padre nostro (1995), La pazienza del contadino (1996), La brocca dimenticata (1999), Davanti a Dio (2 voll., 2001-2002), Il seme e la terra (2003), Un tesoro in vasi di coccio (2005), Come la pioggia e la neve (2006), Come l’erba che germoglia (2009), Dio nessuno l’ha mai visto (2011).