Protagonista del secondo incontro del ciclo di conferenze “Libri, idee, proposte per la cultura d'Europa”, organizzato dal professor Guido Milanese per i corsi di Cultura Classica e di Letteratura Comparata, è stato Michael D. Aeschliman, professore emerito della Boston University e docente dell’Università della Svizzera Italiana, autore di molte pubblicazioni sulla letteratura in lingua inglese, in particolare su Dickens, C.S. Lewis, Chesterton, e sul problema del riduzionismo “scientistico” nella cultura contemporanea.
La conferenza, dal titolo "G.K. Chesterton: Literature as Protest and Praise", si è svolta in inglese: un perfetto esempio di letteratura comparata, nel quale Aeschliman ha preso brillantemente le mosse da un suo recente articolo pubblicato su “National Review” (Literature as Praise, Resistance, and Consolation: Part I
Gran parte della letteratura degli ultimi duecento anni, sostiene Aeschliman, ha documentato disumanità e assurdo, rancore, furore o ironia. Perciò risultano inusuali il senso di valore e bellezza della vita, della natura e del mondo di Dickens e Tolstoj. Per John Carey, tra il 1880 e il 1939, solo due scrittori di lingua inglese hanno resistito al “bacillo nietzschiano”: Arnold Bennett e, appunto, Chesterton (1874–1936) che conosceva il pessimismo “fin-de-siècle” degli esteti, il fanatismo nazionalistico degli imperialisti, il cinismo dei capitalisti e il collettivismo dei marxisti. La sua filosofia di vita, che lo portò alla conversione cattolica come compimento di un percorso di approfondimento intellettuale e spirituale, riuscì a resistere sia al pessimismo sia alle semplificazioni ottimistiche. Per Chesterton i modernisti che egli definiva “eretici” eludono aspetti essenziali della vita, soprattutto il senso della fondamentale positività dell’esistenza. Una “protesta”, dunque, attraverso la letteratura, nei confronti delle banalizzazioni soffocanti del “mainstream” della cultura moderna.
Aeschliman ha illustrato alcuni esempi dell’influenza di Chesterton: proprio perché ispirata dalle letture di Chesterton, Dorothy L. Sayers (1893–1957) dedicò gli ultimi dodici anni della sua vita alla traduzione poetica della Divina Commedia di Dante, mettendo Dante alla portata di migliaia di lettori e iniziando una nuova grande era delle traduzioni in lingua inglese di Dante, in prosa e in poesia.
Non solo protesta: la letteratura conduce anche alla lode verso l’esistenza e verso il linguaggio stesso. G. K. Chesterton e Dorothy Sayers hanno scoperto ed espresso il bisogno umano di lodare, hanno capito che il linguaggio può anche non essere solo il mezzo, ma anche l’oggetto della lode. I commenti dei grandi testi letterari mantengono viva l’appassionata visione del valore delle cose e questa eredità, una preziosa risorsa, preserva e estende la vita delle creazioni letterarie degne di lode, dalle quali dipende lo spirito umano per saggezza, salute e felicità.
Argomenti non semplici e controversi, quelli trattati da Aeschliman, che hanno suscitato un notevole interesse negli studenti: numerose le domande e vivace il dibattito. L’illustre ospite si è congratulato tanto per la pertinenza degli interventi degli studenti quanto per il loro ottimo livello linguistico.