Favorire l’accesso dei rifugiati all’istruzione universitaria e alla ricerca, promuovendone l’integrazione sociale e la partecipazione attiva alla vita accademica. È questo l’obiettivo del Manifesto dell’Università Inclusiva, promosso dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) e che ha tra i suoi firmatari anche l’Università Cattolica del Sacro Cuore. 

Il Manifesto, già sottoscritto da più di 20 atenei italiani, si fonda su alcuni principi generali - che sono quelli dell’uguaglianza e non discriminazione, dell’accoglienza, della conoscenza, dell’integrazione, della valorizzazione delle differenze, della partecipazione – e suggerisce alcuni impegni programmatici per tradurli in azione concreta.

Una delle prime declinazioni pratiche dei principi enunciati nel Manifesto è la realizzazione del gruppo di lavoro sui “corridoi universitari” per docenti, studenti e ricercatori rifugiati, di cui il professor Marco Caselli, direttore del Centro di Ateneo per la solidarietà internazionale (Cesi) nonché docente di Sociologia della cooperazione nella facoltà di Scienze politiche e sociali, è il referente per l’Università Cattolica. 

«A questo Manifesto abbiamo aderito con convinzione perché si basa su alcuni valori che sono anche i valori fondativi dell’Università Cattolica, in particolare l’attenzione alla persona e i principi di solidarietà e sussidiarietà», sostiene Marco Caselli. 

Secondo i dati dell’UNHCR soltanto il 3% dei rifugiati a livello globale, a fronte di una media pari al 37%, ha accesso all’istruzione superiore. Il Manifesto intende rispondere agli impegni indicati dal Global Compact sui Rifugiati, il documento adottato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel dicembre 2018, che richiama Governi, società civile e Università a impegnarsi per facilitare l’accesso dei rifugiati al sistema educativo con risorse e competenze adeguate.

«Quando si parla di rifugiati spesso si ha la tendenza a percepirli come un rischio, una minaccia dimenticandoci invece che sono persone che hanno competenze e qualificazioni da valorizzare – aggiunge il professor Caselli –. Perciò è veramente importante che ci siano progetti per la formazione universitaria. Come pure è importante sottolineare che il documento sottoscritto non presta attenzione solo agli studenti ma anche ai docenti visto che le situazioni di guerra e di catastrofi naturali penalizzano molti nostri colleghi che, pur avendo le nostre capacità, si trovano nelle condizioni di non poter fare questo mestiere».

Tra le altre misure auspicate dal Manifesto per favorire l’inclusione di studenti, ricercatori e docenti rifugiati figurano il supporto agli studenti titolari di protezione internazionale, il supporto per il riconoscimento di titoli e qualifiche, borse di studio e altri incentivi. Iniziative che l’Università Cattolica ha messo in pratica già da alcuni anni. Ne sono un esempio il progetto di accoglienza di studenti siriani che, avviato nell’anno accademico 2016/17, ha dato l’opportunità a cinque giovani di iscriversi a corsi di laurea attivati nelle sedi di Milano e di Piacenza. 

L’Ateneo ha esentato gli studenti dal pagamento delle tasse e dei contributi universitari per tutta la durata normale dei corsi di studio. Un programma di accoglienza che è stato rinnovato anche nell’anno accademico 2018/19 con il coinvolgimento di altri due giovani provenienti dalla Siria. A tutto ciò vanno affiancate altre iniziative che hanno previsto borse di studio per studenti provenienti da Paesi in via di sviluppo o in conflitto, tra cui l’Etiopia e l’Afghanistan. «Di fatto la Cattolica aderisce da sempre ai principi che caratterizzano questo Manifesto – osserva il professor Caselli –. Aderire formalmente significa avere uno stimolo a insistere ancora di più in questa direzione, favorendo e promuovendo borse di studio, accogliendo studenti rifugiati e, aggiungerei, promuovendo la conoscenza delle realtà da cui provengono queste persone. Ci deve essere un impegno delle Università e della società civile per formare persone che poi possano agire su quelle che sono le cause profonde di questi fenomeni nella prospettiva di un mondo migliore che può sembrare retorica ma non lo è affatto». 


Nella foto in alto Nour, una ragazza siriana che è stata accolta a studiare nella sede di Piacenza dell'Università Cattolica e ha concluso il suo percorso di laurea in Scienze dell'educazione