di Velania La Mendola
Entrare in libreria e scegliere un libro. Un’azione normale per alcuni, più rara per altri, che può diventare frenetica sotto le feste quando siamo di corsa e dobbiamo scegliere il libro giusto da regalare. Il consiglio è quello di chiedere al libraio di fiducia e in università abbiamo la fortuna di avere una bella libreria e dei librai professionisti.
Ve ne appunto uno dei consigli che potrebbero darvi: Le otto montagne di Paolo Cognetti (Einaudi, 108 pp., 18,50 €). Un romanzo che è una storia di amicizia tra due ragazzi – e poi due uomini – una fuga dalla città, un viaggio per ritrovare la dimensione interiore nella solitudine in comunione con la natura, «una dimensione che stanno riscoprendo i ragazzi di oggi» ci dice la libraia Chiara.
Sarà che tutto quello che succede intorno, e non trova sufficienti spiegazioni, spinge la parte migliore di noi a cercare risposte altrove, nutrimenti per lo spirito, risposte per i momenti bui. «Le stelle le vedi soltanto al buio, così ti ricordi che il buio non può spegnere ogni luce» recita la quarta di Grande come l’universo, di Jón Kalman Stefánsson (Iperborea, 448 pp., 19 €), scrittore islandese che in questo libro racconta i destini intrecciati di tre generazioni, ai bordi di un paese di pescatori stretto tra mare e cielo infinito, una storia che vuole sottolineare il potere delle parole, evocando anche quelle di grandi scrittori, da Dante a Hemingway.
Una scrittrice di poche ma cristalline parole è stata invece Cristina Campo, che così si descriveva nella quarta di copertina di Il flauto e il tappeto (ed. Rusconi): «Ha scritto poco e le piacerebbe avere scritto meno». Parole raccolte da Adelphi nel postumo Gli imperdonabili (282 pp., 20,00 €), un “classico” da regalare a un lettore adulto, che rinfresca lo spirito anche solo per la raffinatissima scelta delle parole, perfette in ogni frase. «Che cosa è stile?» si chiede in uno dei saggi: «una virtù polare grazie alla quale il sentimento della vita sia nello stesso tempo rarefatto e intensificato. Cosicché, grazie a un movimento simultaneo e contraddittorio, là dove l’artista concentra al massimo l’oggetto riducendolo, come i pittori T’ang, […] il lettore lo senta in sé moltiplicarsi, esaltarsi in armoniche innumerevoli».
Un sentimento che ritroviamo nelle illustrazioni di Shaun Tan, L’approdo (Tunuè, 128 pp., € 24,90) un silent book, o picture book se preferite, sull’emigrazione, una narrazione romantica a metà tra albo per ragazzi e novelist per adulti che utilizza solo le immagini, seppiate, come vecchie foto, senza parole che racconta il dramma di chi approda in una terra sconosciuta e diversa, ma anche lo stupore, la curiosità, la voglia di fare.
Per chi cerca un libro da regalare a figli e nipoti, dalla terza elementare in su, ecco Shakespeare in shorts di Daniele Aristarco (Einaudi Ragazzi, 207 pp., 16,90 €), un libro che ci consiglia la libraia Benedetta e che racconta in un linguaggio semplice, non semplicistico, dieci storie del bardo inglese. Un classico italiano protagonista tra gli scaffali delle librerie è Giacomo Leopardi con due libri: Scrivimi se mi vuoi bene. Lettere e pagine fra Natale e anno nuovo (Interlinea, 94 pp., 10,00 €) e L’arte di essere fragili (Mondadori, 216 pp., 19,00 €) di un nostro ex studente, meglio noto come professore, anzi prof. 2.0, Alessandro d’Avenia. Un libro, quest’ultimo, in cui l’autore risponde ai ragazzi alla ricerca di sé stessi attraverso i versi e i personaggi evocati dal poeta, Saffo e il pastore errante, Nerina e Silvia, Cristoforo Colombo e l’Islandese.
Per concludere questo percorso interiore non resta che approdare nel deserto, luogo simbolico e meditativo e una delle tappe del romanzo (genere inedito per la casa editrice della nostra Università, Vita e Pensiero) L’oblio di sé. Un’avventura cristiana di Pablo d’Ors (416 pp., 20,00 €).
Lo scrittore madrileno, noto soprattutto per Biografia del silenzio, qui narra la storia di Charles de Foucauld, il beato fratel Carlo che scelse di vivere tra i poveri in Marocco e che Pablo immagina alle prese con il racconto della sua vita pochi mesi prima di essere ucciso. Una vita straordinaria, esagerata, che dagli eccessi parigini arriva appunto all’oblio di sé e che ribalta il concetto contemporaneo del successo, come quando ci dice: «Appena nato a Betlemme, un bambino qualsiasi. Quando riceve il battesimo, come un peccatore qualunque; nell’istante in cui muore sulla croce, come un comune giustiziato. Nel Gesù che meno brilla è dove ho sempre visto brillare di più Dio».