Un giro d’affari che nel 2009 è stato di 23 miliardi di euro, coinvolgendo 200 mila agenzie di advertising e 1,3 milioni di addetti. Anche nel settore della pubblicità il gigante asiatico cresce a ritmi impressionananti, divenendo sempre più una delle potenze mondiali. Dati che il segretario generale della Caa Guoqing Li ha presentato in Cattolica lo scorso 25 giugno. Procedendo in tal modo, si prevede che già nel 2010 la Cina occuperà il quarto posto nel mercato mondiale della pubblicità dopo gli Usa, il Giappone e la Germania. Il mezzo su cui si concentrano principalmente gli investimenti rimane la tv - con il 60% - ma anche la stampa quotidiana, con il suo 13%, resta un mezzo molto utilizzato, seguito dall’outdoor (10%), da internet (5,8%) e dalla radio (4%). Gli investimenti nei new media cresceranno proprio grazie alla convergenza tra tv, web e mobile, promossa dalla crescente attenzione dello stesso governo cinese nei confronti dei processi di integrazione delle tecnologie digitali.
Molto diverso il panorama italiano, che permane in una situazione di criticità. Paolo Duranti, Managing Director Southern Europe della Nielsen Media, ha sottolineato che nel primo quadrimestre del 2010 gli investimenti sono aumentati del 4%, segnando dunque un arresto della flessione. Si è trattato di una crescita omogenea e distribuita su tutti i settori e sulla maggior parte dei mezzi, ad eccezione dei periodici. Anche con un 2009 chiuso in calo, ben 2 mila aziende in più rispetto all’anno precedente hanno investito in pubblicità, concentrandosi su quella digitale: internet è divenuto così uno dei propulsori di questo fenomeno sia per la velocità consentita nella pianificazione, sia per il contenimento dei costi. I settori maggiormente dinamici in ambito pubblicitario sono risultati quelli del personal care, dell’automotive, dell’entertainment come pure quello delle istituzioni.