Otto strutture sanitarie italiane su dieci lo conoscono e il 24% ne ha avviato una significativa sperimentazione. Stiamo parlando del Balanced Scorecard (Bsc), uno strumento multidimensionale di misurazione strategica delle performance che consente di avere una visione “organica” dei risultati, superando i limiti dei tradizionali strumenti di controllo di natura economico-finanziaria. I dati emergono dalla ricerca Balanced Scorecard in hospitals: an international survey coordinata e condotta su 391 strutture della sanità italiana (pari a circa l’85% dell’intera offerta nazionale in termini di posti letto) dal Centro di Ricerche e Studi in Management Sanitario (Cerismas) dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con l’obiettivo di fare il punto sull’Italia, a partire da un confronto con lo scenario internazionale. Alla survey, che ha coinvolto 11 Paesi per oltre 2.700 strutture sanitarie, ha partecipato un gruppo di ricercatori provenienti da Italia (leader del progetto), Svezia, Spagna, Francia, Giappone, Taiwan, Belgio, Austria, Argentina, Nuova Zelanda, Svizzera. I risultati della ricerca sono stati presentati nel corso di un workshop internazionale: Il Balanced Scorecard nelle aziende sanitarie: 5 anni dopo... che si è tenuto in Cattolica lo scorso 27 maggio. Un seminario nel corso del quale, grazie al contributo di alcuni opinion leader, si è cercato di fare il punto sullo stato dell’arte del Bsc e, più in generale, sul ruolo che la misurazione e il governo delle performance potranno avere all’interno del contesto sanitario nel prossimo futuro.
Dando uno sguardo più dettagliato ai dati risulta che a livello internazionale più di 6 operatori su 10 (63,7%) denotano una conoscenza approfondita del Bsc e circa la metà, pari al 45 per cento, ha avuto esperienza diretta nel suo utilizzo. Tra le strutture sanitarie, poi, che conoscono e usano tale strumento otto su 10 hanno cominciato ad adottarlo solo da alcuni anni (successivamente al 2003) e più della metà (54%) ha raggiunto una buona fase di sviluppo. Non solo il 79% di coloro che stanno usando il Bsc considera i risultati in linea o superiori alle aspettative e il 99% delle organizzazioni sanitarie coinvolte ha dichiarato di voler continuare.
Passando al contesto italiano, il grado di conoscenza e diffusione del Balanced Scorecard sta crescendo in maniera significativa. Basti pensare che nel 2003 erano poco più del 60% le strutture sanitarie che lo conoscevano e solo il 10 per cento ne aveva avviato una fase di implementazione. «Pur se ci troviamo di fronte a una pratica recente - hanno dichiarato da Cerismas -, visto che l’82% delle organizzazioni ne ha avviato l’uso a partire dal 2005, nel nostro Paese sono sempre più numerose le esperienze di applicazione del modello nelle diverse realtà del sistema sanitario italiano. Esistono, infatti, significative case history, di successo e non, caratterizzate da diversi gradi di “maturità”». Quanto alle organizzazioni che non conoscono o non utilizzano il Bsc, nella maggioranza dei casi sono impiegati strumenti tradizionali di contabilità analitica e per centri di responsabilità (39%) e di budgeting (22%). Risultano, infine, meno utilizzati gli strumenti propri del sistema della qualità (8%).