Da più di due millenni ritorna nella storia della filosofia il motto "conosci te stesso”, assunto come sintesi del pensiero socratico e declinato nei più svariati contesti culturali e sociali. L’esortazione a indagare dentro di sé alla ricerca di una verità interiore che non sia frutto del mondo esterno è alla base di ogni corrente di pensiero che voglia valorizzare il singolo in virtù del considerevole potenziale che ciascun individuo dovrebbe mettere in atto per il bene della collettività. Questo nobile obiettivo non è solo al centro di riflessioni filosofiche, ma ha anche suscitato l’interesse di molti teologi che hanno sottolineato l’importanza dell’unicità di ogni uomo all’interno di una prospettiva umana di più ampio respiro.
Tra questi pensatori va annoverato Bernard Lonergan (1904-1984), filosofo canadese, epistemologo, teologo, studioso delle dinamiche storiche ed economiche, che nello sviluppo dell’interiorità, intesa come consapevolezza profonda della propria dinamica coscienziale aperta alla realtà, ha trovato una strada difficile ma affascinante da percorrere. Tale cammino è stato tracciato in numerosi scritti di cui martedì 8 marzo è stata presentata un’antologia intitolata “Lonergan. La formazione della coscienza”, curata da Pierpaolo Triani, docente di Didattica Generale alla sede piacentina dell’Università Cattolica. All’incontro, che si è tenuto nella Sala Polifunzionale della sede bresciana, hanno preso parte anche monsignor Luciano Monari, vescovo di Brescia, e monsignor Sergio Lanza, assistente ecclesiastico generale dell’ateneo, che hanno spiegato e approfondito alcuni aspetti della riflessione lonerganiana.
La raccolta tocca diversi punti del pensiero del pensatore canadese, che è stato sezionato e indagato partendo dai suoi scritti, ordinati in modo da proporre un percorso pedagogicamente utile e volto alla formazione di una nuova coscienza. Tale cammino nasce dalla considerazione che è necessario essere all’altezza dei tempi per svolgere un ruolo attivo e propositivo nella società contemporanea: il maggior contributo che ciascun uomo possa dare all’umanità consiste nel “vivere da uomini” che si concretizza nel “vivere il bene” in una prospettiva comunitaria. Secondo Lonergan, diventare uomini significa rispondere e corrispondere ai precetti trascendentali che ciascuno ha dentro di sé e che richiedono a ogni individuo di essere responsabile, amante e intelligente. L’analisi del soggetto sul soggetto è fondamentale e richiede l’intervento dell’intellezione, ossia della capacità dell’intelligenza di comprendere sé stessa nel dinamismo della coscienza e delle sue differenziazioni.
Il vescovo di Brescia ha definito il progetto lonerganiano come una rivoluzione nella spiritualità e nella concezione del cammino dell’uomo verso la santità: la centralità spetta al soggetto cosciente di sé, che si rapporta al mondo esterno con amore e responsabilità, consapevole della struttura e del funzionamento della propria coscienza, quale flusso continuo di scelte e giudizi, indagata e capita mediante atti di intelligenza. In tali atti consiste l’intellezione – possibile traduzione del termine inglese “insight” che ha dato il titolo alla grande opera di Lonergan del 1953 – che è una componente fondamentale della struttura del soggetto identica in tutte le culture. Per tale motivo, monsignor Monari vede in questa indagine coscienziale, condotta secondo direttrici invarianti, una via di dialogo interculturale dal momento che questo processo intellettivo supera le opposizioni estreme di contenuto anche tra le culture più distanti. Pur toccando un livello di astrazione elevassimo e ricorrendo a una terminologia personale e specifica non così facilmente assimilabile, il metodo di indagine lonerganiano – come ha sottolineato monsignor Monari – rivela un alto valore pedagogico suscitando nel lettore un’attenzione particolare ai propri dinamismi coscienziali. Quello che Lonergan propone è un progetto educativo straordinario che mira alla formazione di persone coscienti di sé, delle proprie potenzialità, del funzionamento del loro spirito e del loro cuore, rivolte verso un futuro migliore da costruire mediante grandi esperienze di amore, di libertà e di responsabilità.
Nel suo intervento, monsignor Lanza ha voluto poi definire il termine “coscienza” che nell’uso corrente indica la sorgente dell’agire umano in campo morale; secondo Lonergan, la coscienza è la presenza a sé, e la piena consapevolezza della propria coscienza deriva dall’auto-appropriazione del dinamismo coscienziale che consente al soggetto di scoprirsi, comprendersi e scegliersi come soggetto aperto alla verità, al bene, all’amore. L’intellezione di sé si amplifica e si rafforza attraverso quelle che Lonergan chiama le tre conversioni: intellettuale, morale, religiosa. La disposizione alle tre conversioni è importante da operare in una società sempre più votata alla gratificazione istantanea – la cosiddetta Erlebnisgesellschaft. L’intellezione ha quindi riflessi sulla prassi quotidiana: nell’epoca dello smarrimento individuale si avverte sempre più l’esigenza di fornire al soggetto un metodo di riconoscimento identitario destinato a una conversione morale che cambi il criterio delle proprie scelte e delle proprie azioni non solo come atto di riparazione, ma come espressione deliberatoria rivolta al bene comune.
Ciò che emerge in modo evidente dalla riflessione di Lonergan è dunque una grande fiducia nella capacità dell’uomo di capire e di capirsi; l’impegno di recuperare la centralità del soggetto si manifesta in una progettualità di realizzazione e di sviluppo evangelico che coniuga teologia e filosofia, fides e ratio, in un processo evolutivo che ha come risultato la formazione di una nuova coscienza.