Crederci sempre, non mollare mai, mettersi costantemente in gioco: ecco come si raggiungono gli obiettivi. Parola di Paolo Pizzo, campione del mondo di spada individuale 2011 e ospite dell’incontro A tutto campus, organizzato dalle Relazioni esterne della Cattolica di Piacenza in collaborazione con la Provincia di Piacenza, alla presenza dell’assessore Massimiliano Dosi, e con l’insegnamento di organizzazione aziendale della professoressa Franca Cantoni il 12 maggio scorso, alla sede di Piacenza dell’Università Cattolica.
Nell’esperienza di Paolo Pizzo motivazione, autoefficacia e disciplina sono elementi costantemente presenti, che gli hanno permesso di raggiungere il traguardo che vale la carriera, dimostrando che gli sforzi di una vita prima o poi vengono ripagati. Soprattutto se ad essi si accompagna la voglia di mettere definitivamente da parte il ricordo di un'esperienza dolorosissima che ha segnato profondamente un periodo importante dell'esistenza. Perché Pizzo era un campione prima ancora di salire sul podio. La sua sfida, quella contro un tumore che lo colpì alla testa quando aveva 13 anni, l'aveva già vinta.
Ai numerosi studenti intervenuti, ha parlato di determinazione di continuità, equilibrio, solidità e impegno: perché è così che si diventa campioni nello sport e nella vita. Ma qual è il movente del suo continuo successo?: «Non sedersi mai, elaborare vittorie e sconfitte per acquisire elementi nuovi di istruzione, per migliorarsi continuamente, affinando i particolari». Perché dietro l’eccellenza c’è un mettersi alla prova giorno per giorno. «È il lavoro la base per raggiungere i livelli più alti – conferma Pizzo - . E poi c’è la valutazione: quella del tuo maestro, del tuo team, della gare e poi la tua autovalutazione personale».
E per mantenere alta la motivazione? «L’automotivazione è il sale della vita. La sfida contro i tuoi limiti, la voglia di andare sempre oltre, è la fonte principale della voglia di impegnarsi in un percorso di crescita non sempre lineare, in cui si impara facendo, assorbendo e facendo propri gli insegnamenti e facendosi contaminare dalla relazione e dall’interazione con gli altri atleti». Parola di campione del mondo.