Sono quattro donne i primi dottori in Scienze e tecniche psicologiche dell’Università Cattolica di Brescia. Il 12 luglio, nell’aula magna di via Trieste, Lindamulage De Silva, Maria Giovanna Ghisolfi, Irene Molari, Elena Olivetti hanno discusso le loro tesi davanti alla commissione di laurea presieduta da Caterina Gozzoli, docente di Psicologia del lavoro. Per tre candidate il ruolo educativo della famiglia è stato l’oggetto di studio. Lindamulage De Silva ha esaminato alcune nuove prospettive di ricerca dell’influenza dell’educazione familiare sullo sviluppo morale e sui comportamenti sociali degli adolescenti, mentre Maria Ghisolfi si è concentrata sulle difficoltà di bambini e famiglie adottive nel trovare un punto di contatto tra cultura d’origine e cultura d’adozione nella creazione di una nuova identità familiare. Parte dai disegni infantili l’analisi di Irene Molari per capire l’impatto di un ambiente familiare problematico sullo sviluppo psicologico e affettivo dei bambini. È soprattutto teorica la ricostruzione sulla nascita della psicosomatica proposta da Elena Olivetti, in riferimento al pensiero dello psicanalista tedesco Georg Groddeck, convinto che il sintomo fisico sia espressione di un disagio puramente psichico.
Per le quattro neolaureate questo è solo un primo traguardo poiché hanno già deciso che completeranno il percorso universitario con una laurea magistrale in Psicologia clinica o in quella che è stata attivata quest’anno nella sede bresciana in Psicologia degli interventi clinici nei contesti sociali. «È stato un bilancio più che positivo quello di oggi – ha dichiarato la professoressa Gozzoli -. Come ogni nuova esperienza è un processo che si sta realizzando. Gli studenti, anche quelli che si laureeranno a settembre, hanno dimostrato precisione e passione per questa materia, guidati da un buon gruppo di docenti che stanno mettendo in campo anche a Brescia progetti nuovi, più mirati al territorio. L’idea che anima la nuova laurea magistrale è quella di insistere su una competenza professionale di metodo clinico, che non intenda solo trattare aspetti di patologia, ma che incontri la relazione con gli altri (famiglie, comunità, gruppi di lavoro in un’ottica di rinforzo delle potenzialità».
Soddisfatto anche il direttore di sede Luigi Morgano, che vede nella nuova laurea magistrale una prova dell’impegno e dello sforzo di offrire agli studenti un percorso formativo completo e che dia loro la possibilità di crearsi un curriculum di studi coerente e spendibile sul mercato. È infatti questa una laurea disegnata a partire dalle istanze emerse dalla comunità locale, rese note attraverso una ricerca condotta tra vari rappresentanti di aziende ospedaliere, istituti scolastici, aziende profit e non profit. Un’attenzione al territorio che è già stata dimostrata con l’attivazione ad inizio anno del Servizio di Psicologia dell’Apprendimento e dell’Educazione per aiutare le famiglie e le scuole in difficoltà.