Siro Lombardini ha consegnato ai suoi allievi, tra i quali mi onoro di essere, tanti lasciti umani ed affettivi, scientifici e sociali. Difficile richiamarli con le parole perché le stesse limitano i sentimenti di riconoscenza sui quali si è radicata una amicizia durata più di mezzo secolo iniziando nel 1957 quando divenni suo studente alle lezioni di economia politica presso l’Università Cattolica.
Da studente mi colpirono in lui tre aspetti: la lucida passione con cui presentava l’economia politica sempre con riferimenti ai grandi economisti del passato e viventi che divennero ben presto per noi famigliari così evitandoci un apprendimento puramente tecnico; la disponibilità verso gli studenti che nel mio caso ebbe una sorprendente apertura quando gli chiesi durante l’anno se potesse controllare, di tanto in tanto, gli appunti che prendevo alle sue lezioni. La risposta fu positiva e si intensificò al punto che ogni settimana gli sottoponevo i miei appunti; la capacità di creare amicizia tra gli studenti che elaboravano sotto la sua direzione la tesi di laurea. In quegli anni si creò un sodalizio di amicizia a vita tra Romano Prodi e Terenzio Cozzi, Carlo D’Adda e Piercarlo Nicola. Tutti sono diventati professori universitari e tra questi tre presidenti della Società italiana degli economisti, quattro accademici dei Lincei, uno Primo Ministro e Presidente della Commissione europea. Queste persone a me molto care furono aiutate da Siro a scegliere agli studi più adatti alle loro inclinazioni in uno spirito di pieno pluralismo e di libera assunzione di responsabilità individuali.
Adesso, dopo 50 anni di amicizia, così interpreto la personalità di Siro.
Siro fu docente e maestro a un tempo generoso ed esigente, comprensivo ed impaziente, talvolta persino irritabile ma poi sempre tollerante con i suoi allievi e con i suoi amici. La ragione prima è che nella vita egli dovette faticare molto e per questo egli operò senza sosta quasi sentisse sempre il tempo che sfuggiva e che anche gli altri, a cominciare dai suoi allievi, non dovevano sprecarlo. Da studente serale, dovendo lavorare per le strettezze economiche della sua famiglia, egli conseguì la laurea in economia e commercio alla Cattolica dove la sua grande intelligenza richiamò ben presto l’attenzione di Francesco Vito e di padre Agostino Gemelli che lo spinsero alla carriera accademica. A 33 anni egli divenne professore ordinario e da allora fu maestro di schiere di allievi ai quali dedicò una parte importante del suo tempo con la didattica.
Siro fu un economista nel metodo capace cioè di notevoli contributi nei temi teorici tra i quali spiccano quelli del monopolio e delle forme di mercato, del benessere e della crescita, dello sviluppo e della pianificazione, del sottosviluppo e della globalizzazione, della geografia economica e dell’economia territoriale. Ciò spiega perché tra i suoi migliori allievi ci siano stati vari teorici puri di valore tra i quali spicca in particolare Luigi Pasinetti, che pure fu caro amico di Siro, e perché Siro ebbe una collaborazione stretta con il matematico ed amico indimenticabile, Carlo Felice Manara. La padronanza di Siro delle scienze economiche era impressionante. Basta scorrere i suoi “manuali”, per capirlo ricavandone almeno due convinzioni: che la presentazione delle diverse teorie era obiettiva così da lasciare al lettore liberta di giudizio; che le sue critiche e le sue preferenze c’erano ed erano esplicite ma non faziose.
Siro fu un economista politico cioè orientato all’azione applicativa La sua scelta non fu quella di essere un teorico puro ma quella di usare le sue competenze analitiche per le politiche economiche e sociali a livello nazionale, regionale, aziendale. Per questo Siro svolse attività di consulenza a vari ministeri, soprattutto nei periodi della programmazione economica e accettò anche ruoli direttamente politico-istituzionali come quello di senatore e di ministro delle partecipazioni statali. Ciò spiega perché tra i suoi migliori allievi ed amici ci siano state personalità politiche, formatesi come economisti accademici, quali Nino Andreatta e Romano Prodi. La sua personalità politica fu prevalentemente considerata quella di un “intellettuale di sinistra”. Definizione che a noi pare riduttiva rispetto alla sua intima convinzione che l’equità fosse un valore superiore da promuovere senza tuttavia trasformare in diritti anche i doveri che ciascuno, nella sua responsabilità e capacità, era tenuto a perseguire con il massimo impegno.
Siro fu infine studioso di scienze umane a tutto campo. Per questo egli effe una curiosità insaziabile di conoscere le ragioni dei comportamenti delle persone nella società andando oltre l’economia per arrivare a tante altre scienze umane : dal diritto, alla sociologia, alla storia, alla filosofia. Ed anche agli studi di teologia e religione che si combinavano, partendo dalla ragione umana, con la sua profonda fede cristiana. La sua attenzione centrale era quella alla persona che si costruiva nella sua pienezza terrena nella comunità.
* professore emerito di Economia Politica all'Università Cattolica del Sacro Cuore