Sei mesi di conferenze accademiche, incontri informali, sfide di creatività nelle quali i ragazzi saranno guidati da tutor famosi; una piattaforma digitale che permetterà agli iscritti di interagire; una campagna per raccogliere le impressioni degli studenti internazionali su Milano (#LoveMi) e un grande evento finale. Universiday, l’evento pensato per stimolare gli studenti internazionali e fuori sede a sviluppare un senso di appartenenza nei confronti di Milano e a vivere la città come un grande campus, ha aperto i battenti il 17 ottobre in un teatro Dal Verme gremito di studenti.
Un’iniziativa promossa da Rcs e Corriere della Sera, con il direttore Ferruccio de Bortoli a fare da padrone di casa e a presentare la giornata di inaugurazione e gli ospiti. A Universiday partecipano il Comune di Milano, la Camera di Commercio, il Comitato Miworld e dodici fra università e accademie (Statale, Politecnico, Cattolica, Bocconi, Iulm, Naba, Ied, Bicocca, San Raffaele, Humanitas, Domus Academy e Accademia di Brera).
«È la prima volta che a Milano istituzioni, imprese, università si mettono insieme per costruire un’iniziativa per gli studenti internazionali», ha esordito venerdì al Teatro dal Verme il segretario generale della Camera di Commercio di Milano, Pier Andrea Chevallard. «Un terzo delle aziende straniere che operano in Italia - ha continuato - ha la propria sede a Milano. Il 15-20% di chi lavora qui è occupato in imprese a proprietà straniera. Questi dati rendono l’idea di quanto Milano sia una città globale che deve coltivare la sua dimensione internazionale e che non può rinunciare ad attrarre e a scambiare talenti con l’estero».
Proprio per migliorare l’accoglienza del capitale umano, la Camera di Commercio di Milano ha lanciato la M-Id Card (Milan Identity Card), una card dedicata agli studenti internazionali. «Sono già 2.200 - prosegue Chevallard - i ragazzi che ne hanno fatto richiesta. La card serve a facilitare alcuni passaggi che possono essere molto complicati per uno straniero, quali l’ottenimento del codice fiscale, del permesso di soggiorno e l’iscrizione al servizio sanitario nazionale. La tessera fornirà anche alcune convenzioni per i trasporti e per la fruizione dell’offerta culturale milanese».
Presente anche il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, che ha espresso l’augurio che gli studenti si fermino a Milano anche dopo il completamento della carriera universitaria. «So che questi ragazzi - ha detto il sindaco - faticano a trovare alloggi a buon prezzo. Ci faremo carico anche di questo problema. Spero che molti di voi possano rimanere a lungo nella nostra città per vivere e convivere con noi. Oggi voglio ringraziarvi perché siete i nostri gioielli».
Ma come vedono Milano i 170.000 studenti, fra cui 16.000 internazionali, che ogni anno scelgono il capoluogo lombardo per studiare? Mario Abis, fondatore di Makno, società che si occupa di ricerche sociali e di mercato, ha presentato un report sul grado di soddisfazione degli studenti internazionali e italiani fuori sede che studiano a Milano. Se il giudizio generale sulle università milanesi, i trasporti e l’offerta culturale è molto positivo, gli studenti hanno individuato nella sicurezza e nella difficoltà di trovare alloggi a buon mercato i punti critici su cui si dovrebbe intervenire.
Nonostante alcune criticità, non mancano gli studenti che vedono Milano nel loro futuro post-universitario. «Ho scelto Milano - racconta Ana Vela, studentessa messicana di Lingue, letterature e culture d’Europa e dell’America all’Università Cattolica - perché volevo studiare in una città italiana. Sono una grande appassionata di studi danteschi, della lingua e della letteratura italiana in generale. Milano, e la Cattolica in particolare, offre tante possibilità a chi come me ha scelto un percorso di arte e cultura. Mi piacciono anche i milanesi: non è vero che sono freddi, sono sempre gentili e sorridenti. Mi trovo molto bene qui e voglio restare».
«All’inizio - racconta Mallika, studentessa indiana di Economcs and Management alla Cattolica - l’impatto con Milano è stato spaventoso: non conoscevo la lingua, non avevo niente in comune con la città e la gente. Adesso è tutto diverso e vedo qui il mio futuro. Ho scelto Milano, tre anni fa, perché mi attirava il mix di mentalità italiana e dimensione internazionale: da un lato posso conoscere e relazionarmi con tante culture diverse, dall’altro Milano resta una città molto italiana e io riesco ogni giorno di più a sentirmi legata alla storia e alla mentalità della città e dell’Italia».
Alcuni studenti sognano di sfruttare l’esperienza e le competenze maturate a Milano per aiutare il proprio Paese in difficoltà. «Qui - racconta Erjon, studente del corso di Economia in inglese alla Cattolica - le università sono di altissimo livello e ci sono possibilità che nel piccolo paese dell’Albania dove sono nato non potevo nemmeno sognare. Arrivare in una grande città da solo con la tua valigia può spaventare, ma se partecipi alla vita della città è facile integrarsi. Il mio futuro lo vedo in Albania, dove spero di poter dare una mano per cambiare le cose».
La giornata si è conclusa con lo show di Mika, intervistato dal giornalista del Corriere della Sera, Beppe Severgnini. Tra un selfie e un abbraccio con i tanti studenti suoi fan, il cantante di origine anglo-libanese si è mostrato un po’ timido con i ragazzi: «Gli studenti mi mettono sempre un po’ in difficoltà, perché sono le persone più oneste ma anche le più dure».
Mika ha raccontato anche il suo rapporto con Milano e il primo impatto con la città, quando un anno e mezzo fa ha ricevuto la proposta di partecipare a X Factor. «Quando sono arrivato - racconta il cantante - non sapevo una parola di italiano. L’ho imparato in due mesi e nel frattempo ho perso completamente lo spagnolo (studenti spagnoli e latini siete avvisati). I primi tempi non riuscivo a comunicare, non capivo niente e ho pensato che odiavo l’Italia: “Ma chi me lo aveva fatto fare”, mi dicevo. Poi ho scoperto i navigli. Anche voi li scoprirete. Una zona fantastica, piena di locali e di giovani con cui parlare tante lingue diverse». Un consiglio per gli studenti stranieri che arrivano a Milano: «Mangiate e bevete, è molto importante, e leggete Dario Fo».