Un ciclo di otto conferenze a due voci che hanno visto come protagonisti da un lato studiosi di letteratura, docenti dell’Università Cattolica, e dall’altro attori di successo, attivi nelle varie produzioni teatrali del CTB – Teatro Stabile di Brescia, in un sodalizio, anche istituzionale, di grande rilievo. A pochi giorni dalla conclusione del percorso, abbiamo chiesto alla coordinatrice del progetto, Lucia Mor, docente di Lingua e letteratura tedesca, quali sono i punti di forza di questa iniziativa. «Credo che il successo di questa felice collaborazione fra la facoltà di Scienze linguistiche e letterature straniere e il Centro Teatrale Bresciano, nata nell’ormai lontano 2006, stia nell’aver creato uno spazio nel quale si parla di letteratura consentendo però anche alla letteratura di parlare. Alla voce degli studiosi – spiega la professoressa - si affianca sempre quella di un attore professionista e questo permette al pubblico di avvicinarsi al testo letterario da una duplice prospettiva: da un lato c’è un approccio mediato dal commento di uno studioso che fornisce chiavi di lettura del testo, illustra il contesto nel quale l’opera è stata scritta e la poetica dell’autore; dall’altro c’è l’esperienza diretta del testo letterario, la possibilità di un contatto immediato che è di grande impatto ed efficacia».
Un binomio riuscito?
«Mi è capitato spesso che gli stessi colleghi che hanno tenuto le conferenze, dopo aver ascoltato i brani recitati, mi abbiano detto di aver colto aspetti e significati dei testi che erano sfuggiti alla lettura personale. Ecco, credo che questa doppia prospettiva sia ciò che rende gli incontri particolarmente graditi al pubblico. A questo si aggiunge anche il fatto che coloro che poi vanno a teatro a vedere le singole messe in scena hanno molti strumenti in più per godersi lo spettacolo».
Anche per l’edizione 2011, sono state presentate opere teatrali molto distanti tra loro per epoca, lingua e tematiche, in un interessante viaggio che è partito dalla Grecia di Sofocle e ha attraversato la Germania di Schiller e Brecht, la Vienna di Hofmannsthal, la Venezia di Goldoni, l’Inghilterra di Harwood sino ad arrivare nella Francia di Beckett e Molière. Qual è il filo rosso che accomuna le opere in programma?
«Come per gli incontri degli ultimi quattro anni (le conferenze dei primi sue anni erano dedicate alla poesia) il “filo rosso” è la presenza delle opere nella stagione di prosa del CTB. Non c’è quindi un filo rosso tematico o cronologico specifico, tuttavia il risultato non è quello della “casuale” giustapposizione, e questo per due motivi. Innanzitutto c’è un filo rosso profondo, che unisce le opere per quanto di epoche e di culture fra loro molto lontane, ed è quello che Goethe definì “l’universalmente umano” quando coniò il termine Weltliteratur, letteratura universale. Ciascuna opera è espressione di un tempo e di una cultura, questo è innegabile, ma ogni testo letterario, che sia poesia, narrativa o teatro, parla sempre e comunque dell’uomo».
E il secondo motivo?
«Quando parliamo di teatro, e quindi di opere che vengono messe in scena oggi, anche molti secoli dopo essere state scritte, parliamo di testi che non hanno smesso di parlare o che comunque sono ritornati attuali e ci consentono di interrogarci sul presente. C’è quindi, nella varietà delle opere prese in considerazione, sempre e comunque una lettura della complessità dell’oggi, grazie alla penna anche di autori del passato. Credo che anche questo sia un punto di forza dell’iniziativa: il pubblico sa di ricevere stimoli per una riflessione sul presente».
Le conferenze del giovedì pomeriggio sono diventate un appuntamento fisso non solo per docenti e studenti dell’Università Cattolica, ma anche per un vasto pubblico, assai variegato per età e professione. La letteratura non ha smesso di parlare?
«Quando ho incominciato nel 2006 con il primo ciclo di conferenze dedicate ai grandi poeti europei non mi aspettavo un successo di pubblico così, è stata una inattesa e gradita sorpresa. Certo i nomi illustri dei colleghi che hanno parlato anche più volte nel corso degli anni è stato un fattore determinante, come pure la professionalità degli attori dello Stabile di Brescia. Ma ciò che riempie di soddisfazione è che la letteratura susciti un tale interesse. George Steiner, citando in Vere Presenze il celebre sonetto di Rilke nel quale un torso arcaico dice al suo ammiratore “cambia la tua vita”, scrive: «E questo viene ribadito da ogni poesia, romanzo, opera teatrale, quadro o componimento musicale che valga la pena incontrare». Credo che la varietà del pubblico presente alle nostre conferenze dimostri che la letteratura ha ancora un ruolo importante nella vita e che, nonostante si lamenti da più parti la superficialità dilagante, ci siano in realtà molte persone, anche fra i più giovani, che non si spaventano di fronte alla riflessione sul senso, a volte anche molto complesso, di un’opera d’arte, ma si lasciano stimolare ed arricchire».