Si è concluso a Milano Engaging the reader il workshop del Master di secondo livello in Professione Editoria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Tante le idee emerse nel corso della giornata: editori cartacei e digitali, grandi e piccoli, distributori, bibliotecari, scrittori e librai si sono dati appuntamento per discutere di ebook e futuro del libro. I temi da affrontare non sono mancati: dalla questione dei DRM, al prezzo da imporre ai nuovi contenuti, alla rinegoziazione dei rapporti tra i vari protagonisti della filiera editoriale, alle molteplici possibilità narrative offerte dai nuovi supporti. Eppure a fine giornata i quotidiani titolano: “La figura dell’editore sparirà nel giro di una generazione”. Dobbiamo preoccuparcene? Ne parliamo con Antonio Dini, firma del “Sole 24 ore” e studioso di nuove tecnologie.

Troppo spesso quando si parla del mercato del libro digitale in Italia lo si paragona a quello Americano. E’ produttivo fare un confronto di questo genere? Chi è il lettore italiano, e in cosa è diverso da quello americano? Si tratta anzitutto di un problema di scala: non si può pensare che un mercato come quello italiano offra le stesse possibilità di mercato sette volte più grande. In secondo luogo il numero dei lettori italiani, per quanto siano spesso lettori forti, è proporzionalmente minore di quello dei lettori statunitensi. E poi siamo storicamente dei feticisti del libro. Per varie ragioni (non ultima la tardiva generalizzazione dell’alfabetizzazione) il testo scritto ha sempre goduto da noi di uno statuto di sacralità che altrove non ha mai conseguito e questa è una delle ragioni per cui permangono ancora forti dubbi sui testi digitali.

Quindi su cosa vale la pena di puntare maggiormente per un editore: sul contenuti o sull’interfaccia? Per i motivi suddetti dovremo passare forzatamente da una fase in cui i readers dovranno simulare il più possibile l’esperienza di lettura di un libro cartaceo. Ma la vera innovazione verrà generata dalla possibilità di ricollocare e gerarchizzare il testo secondo le esigenze del singolo utente.

Quali sono i player che riusciranno a crescere sul mercato? Nel medio periodo saranno ancora i grandi gruppi editoriali a dettare la linea, ma credo che sul lungo periodo saranno i piccoli e soprattutto i “non-editori” a indicare la direzione verso cui muoversi. I grandi editori sono vincolati ad una struttura industriale modello Ikea, pensata per i grandi numeri, l’unico sistema di business che in una fase liquida come questa permetta di fare investimenti sostanziosi senza un immediato ritorno economico. Ma il mercato, analogamente a quanto accaduto col passaggio dalla tv generalista a quella via cavo, si muove sempre più in direzione di una segmentizzazione della domanda tale da poter essere soddisfatta solo con un’offerta altrettanto parcellizzata. E qui entrano in gioco i piccoli editori in grado di lavorare con tirature più basse, e i non editori capaci di reinventare il contenuto e la sua commercializzazione secondo dinamiche ancora non scritte. Anche in questo caso si torna a parlare di un problema di scala.

Parliamo ancora di player: quando si parla dell’avvento del libro digitale lo si paragona spesso alla rivoluzione innescata da Gutenberg con l’invenzione della stampa a caratteri mobili. Chi è oggi il nostro Gutenberg? Quando a metà del ‘400 Gutenberg inventò la stampa a caratteri mobili non aveva coscienza della portata sconvolgente che avrebbe avuto la sua invenzione. Dal suo punto di vista aveva solo trovato il modo di aggiornare i suoi sistemi di produzione incrementando il proprio business. Oggi i protagonisti del cambiamento conoscono fin troppo bene l’entità della posta in gioco e percepiscono chiaramente la rivoluzione in atto, ma il fine resta lo stesso: aggiornare i sistemi di produzione per incrementare il proprio business. Difficile tuttavia immaginare dove tutto questo potrà portarci… L’unica possibilità al momento è differenziare la propria offerta e proporre contemporaneamente agli utenti contenuti, supporti e servizi. Un po’ come se un orafo vendesse pure pale, picconi e setacci. Ma bisogna stare attenti a non esagerare: se cominciasse a vendere pure tende da campo, provviste e scarponi rischierebbe di confondere la propria figura professionale e danneggiare il proprio commercio.


Intanto il Master di secondo livello in “Professione Editoria (libri, periodici, web)” dell’Università Cattolica sta preparando le prove di ammissione all’a.a. 2010-2011, che si terranno il 25 novembre prossimo (per informazioni rivolgersi all’Ufficio Master, via Carducci, 28/30 - 20123 Milano, tel. 02/7234.3860, fax 02/7234.5202, e-mail master.universitari@unicatt.it, sito web http://master.unicatt.it).