Un progetto di ricerca per studiare la resistenza genetica alle malattie degli animali nei Paesi in via di sviluppo. Coinvolgerà come consulente scientifico Paolo Ajmone Marsan, docente di Zootecnica generale e miglioramento genetico della facoltà di Agraria della Cattolica. A sostenere e promuovere la ricerca sarà l’International Atomic Energy Agency – Iaea, agenzia autonoma fondata il 29 luglio 1957, con lo scopo di promuovere l'utilizzo pacifico dell'energia nucleare e di impedirne l'utilizzo per scopi militari. La Iaea, la cui sede si trova a Vienna, ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 2005, insieme al suo ex direttore Mohamed El Baradei e all’attuale direttore Yukiya Amano.
«Sarà una divisione congiunta Fao–Iaea, che finanzia progetti sulla conservazione, caratterizzazione e miglioramento genetico degli animali a guidare il progetto di cui sono advisor - puntualizza Ajmone -. Nei prossimi mesi, insieme a colleghi scienziati provenienti da diverse università di Stati Uniti, Svezia, Brasile e Regno Unito, saremo chiamati a valutare le proposte di studio dei centri di ricerca che promuoveranno progetti sul tema della resistenza genetica alle malattie degli animali nei Paesi in via di sviluppo, per decidere quali di questi Iaea dovrà finanziare». Seguiremo poi i progetti, mettendo a disposizione la nostra esperienza e le nostre conoscenze per facilitarne lo svolgimento. Non è la prima volta che la facoltà di Agraria collabora con l’Agenzia internazionale dell’energia atomica, che conta 137 paesi membri e fornisce regolari resoconti dell'attività dell'agenzia al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e all'assemblea generale dell'Onu.
Anche Franca Carini, docente di Chimica generale e inorganica e di Controllo dell’inquinamento della Facoltà di Agraria della Cattolica, partecipa da più di dieci anni ad attività di ricerca per l’agenzia. Leader di un gruppo di lavoro nel progetto Biomass, che si è occupato del comportamento dei radionuclidi in piante da frutto, ha successivamente partecipato al progetto Emras I ed è attualmente impegnata nel progetto Emras II. «Faccio parte di un gruppo di lavoro sulla “Sensibilità Ambientale”, che ha l’obiettivo di identificare quei fattori che portano ad un aumento nel trasferimento di radioattività ai prodotti alimentari vegetali e animali in seguito a rilasci di radionuclidi in ecosistemi terrestri ed acquatici. – ricorda la studiosa -. Il progetto offre un forum internazionale di scambio di esperienze, idee e informazioni sulla ricerca, di confronto e condivisione di filosofie e approcci di modellizzazione».
Gli esperti del gruppo, provenienti da 11 paesi (Canada, Norvegia, Francia, Finlandia, Austria, Spagna, Italia, Grecia, Uruguay, Germania e Belgio), si occupano dello studio di sistemi agricoli, seminaturali e naturali in diverse zone climatiche e geografiche. L’attenzione alla sensibilità dell’ambiente agli inquinanti è consolidata da anni a livello internazionale e nazionale, sotto l’aspetto etico, filosofico e morale, secondo il quale la protezione dell’uomo non può prescindere dalla protezione delle componenti biotiche e abiotiche dell’ambiente di cui fa parte.