La mostra "L'Ombra e la Grazia. Itinerario tra Arte e Teologia nell'Università Cattolica" allestita negli spazi di Scienze della formazione della sede di Piacenza, nasce da una scommessa: che il dialogo tra l’arte contemporanea e il cristianesimo sia ben lungi dall’essere impervio. Che si lasci anzi percorrere e che sia ospitale per l’osservatore non specializzato, per lo studente curioso, che tra una lezione e l’altra trova il tempo per, semplicemente, guardare.
«La scommessa sembra ardita, ma non lo è affatto» sottolinea don Roberto Maier, docente di teologia e fautore della mostra. «I reciproci sospetti (tra l’arte contemporanea e la religione) che sembrano un ostacolo insormontabile, hanno la forma del pregiudizio: cedono di colpo, non appena avviene l’incontro, e non lasciano alcuna traccia di sé».
Dalla lezione inaugurale dell’8 marzo, avvenuta alla presenza di monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica, di Roberto Diodato, docente di estetica presso la facoltà di Scienze della formazione piacentina, di Mauro Balordi, direttore della sede, e di don Roberto Maier, la mostra sarà fruibile da tutti fino al 14 aprile prossimo.
Saranno gli studenti dell’Università a guidare i visitatori in un percorso di conoscenza e valorizzazione delle opere presenti: i lavori di Gabriella Benedini, Lucia Pescador, Mayumi Iino, Valdi Spagnulo, Mirella Saluzzo, Angelo Titonel, Giovanni Campus, Salvatore Sava, Maurizio Bonfanti, Valentino Vago, Lorenzo Mangili, Christian Cremona, Mariella Bettineschi, Francesco Toniutti.
L’ombra e la grazia, dunque: si direbbe che il primo termine descriva l’arte contemporanea (allusiva, astratta, talvolta complessa) e il secondo sia appropriato per la teologia (che con il tema si confronta quotidianamente).
«L’occasione di questo incontro tra arte e teologia era ghiotta: per molti mesi il Collegio dei Teologi dell’Università Cattolica è stato impegnato nella riscrittura dei corsi, un ripensamento che verrà introdotto ad experimentum nell’accademico 2017-2018» spiega don Maier. «Così, con la stessa voglia di sperimentare, si è andati pazientemente a scovare queste opere, scegliendole tra quelle che, negli ultimi anni, molti artisti contemporanei hanno donato all’Università Cattolica. Distribuite un po’ ovunque, soprattutto nella sede di Milano, non hanno smesso di parlare agli studenti, ai professori, al personale, a tutti quelli che ogni giorno si aggirano per i chiostri».
«L'intenzione è quella di ricreare la dimensione originaria della conoscenza umana, dove la teologia era la sintesi del sapere umano, un tutt'uno unitario, uno sguardo capace di dare risposte a domande profonde suscitate dalle conoscenze tecniche e scientifiche che si apprendono in aula» afferma monsignor Giuliodori. «Con questa mostra, cerchiamo di interpretare l'intenzione di padre Gemelli che riteneva necessario che la scienza avesse il coraggio di aprire il proprio orizzonte alla bellezza e alla sapienza, illuminati anche dalla fede, per delineare una modalità diversa di interagire con la realtà».
A chi vorrà vederle, basterà tendere l’orecchio ad ascoltarne i suoni, osservare le forme e i colori; si lasci soprattutto interrogare dalla domanda che l’arte contemporanea spesso pone: “E tu, che cosa vedi?”. «Strano a dirsi, ma è molto simile alla domanda che Gesù stesso ha posto e che la teologia prova a prendere sul serio: “E voi, chi dite che io sia?”» conclude don Maier. Tra una domanda e l’altra, ci sarà posto anche per Lui: tocca a Lui, ora, dire la sua.