Dal punto di vista istituzionale, Bruxelles è la città europea per eccellenza. Gli organismi che compongono il complesso framework dell’Unione Europea sono il primo punto d’attrazione per tutti i giovani intenzionati a svolgere un’esperienza di lavoro nella capitale belga. E una formazione accademica adeguata per operare nella dimensione internazionale dei rapporti economico-politici è, qui più che in ogni altra capitale del vecchio continente, un prerequisito indispensabile.
La mia partecipazione al Master in Relazioni Internazionali in ASERI, giunta a completamento di un curriculum universitario quinquennale in management, è stata fondamentale per l’esperienza di stage che sto svolgendo presso l’ufficio Affari Istituzionali di Edison a Bruxelles.
In ASERI non solo ho appreso gli strumenti concettuali e pratici necessari per cogliere il funzionamento delle varie realtà professionali in ambito europeo, ma ho anche potuto contare su un canale di contatto privilegiato con chi già si trova a operare sul campo, sia in istituzioni sia in aziende private. Perché Bruxelles non è solo Commissione, Parlamento e Consiglio d’Europa, è anche terra di gruppi di influenza e lobby. È infatti la seconda città al mondo per concentrazione di lobbisti, superata solamente da Washington DC. E in un’Unione Europea a 27 questo implica avere a che fare, anche durante un’esperienza di stage, con persone provenienti da contesti culturali e professionali completamente differenti. All’inizio della mia esperienza in Belgio, questo fatto è stato qualcosa di disorientante, ma in seguito, con il procedere del tempo, si è rivelato in realtà sempre più stimolante.
Da questo punto di vista, il Master ASERI mi è stato di notevole aiuto. Innanzitutto perché ha rappresentato una sorta di ambiente privilegiato, all’interno del quale ho potuto incominciare a prendere coscienza di quello che aspetta chiunque tenti di avvicinarsi al mondo del lavoro internazionale. La multiculturalità che si respira in aula è infatti il preludio a ciò che, una volta giunta in Belgio, ho dovuto affrontare su larga scala: persone che formalmente si trovano sotto lo stesso tetto istituzionale continuano a ragionare e operare in modi molto diversi tra loro.
In secondo luogo perché l’Alta Scuola è anche un punto di contatto tra persone provenienti da ambiti professionali diversi e altamente specializzati, e questo mi ha permesso di prefigurarmi, fin dai primi incontri in aula, le diverse possibilità di carriera che avrei avuto una volta terminato il Master. Ed è proprio questa opportunità di allacciare contatti a 360° che mi ha consentito di inserirmi in modo qualificato nella più ampia rete relazionale in ambito di stage.
Questi primi mesi a Bruxelles mi hanno insegnato innanzitutto il valore del network professionale. E questo è ancor più importante se lo stage si svolge all’interno di un ufficio di lobby come il mio. Identificare le persone “giuste”, scambiare informazioni e creare rapporti di fiducia stanno alla base di ogni attività di rappresentanza.
Anche la comunicazione a Bruxelles si svolge su differenti livelli: operare nell’ufficio Affari Istituzionali di una compagnia come Edison richiede di dover tessere una tela di contatti affidabili e rapidi sia con le altre divisioni all’interno dell’azienda, sia con altre realtà professionali e istituzionali che stanno al di fuori (concorrenti, alleati, membri delle istituzioni europee o semplici conoscenti).
L’ambito energetico è uno dei settori più dinamici e mutevoli nella vita di uno Stato o di un’unione tra Stati, e come tale offre occasioni di contatto uniche e privilegiate. La vita del lobbista a Bruxelles consiste nel partecipare a molteplici eventi organizzati dai soggetti più disparati tra cui imprenditori, europarlamentari, associazioni di categoria o culturali. In ognuna di queste situazioni, far conoscere se stessi e ciò per cui si lavora è un requisito sostanziale. Altrettanto fondamentale è analizzare tutte le informazioni che giungono all’ufficio, in modo da evidenziare le criticità per l’azienda e studiare le risposte più adeguate. Partecipare a più eventi nel corso della stessa giornata è esplicativo di ciò che ci si aspetta da chiunque tenti questo tipo di strada. L’utilizzo di più di una lingua straniera è la prassi in un contesto cosmopolita come quello di Bruxelles, dove capita di dover analizzare documenti redatti in tre diverse lingue nel corso di poche ore.
Anche dal punto di vista delle attività extra-stage Bruxelles è un confronto continuo con multiculturalità e cosmopolitismo: camminando per strada o bevendo una birra al bar, le lingue che si possono sentire intorno a sé sono sempre differenti. La girandola di voci e facce è sempre in movimento, offrendo la possibilità di operare in un contesto che può mutare profondamente di giorno in giorno.
Sei mesi di stage sono un ottimo modo per inserirsi nelle dinamiche della città e della professione. E per rendersi conto di ciò che bolle in pentola. Altamente consigliato.
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