Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.
Vangelo di Giovanni (Gv 13, 16-20)
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Nel Vangelo di Giovanni il congedo di Gesù dai suoi discepoli è ricco di insegnamenti ed esortazioni. Vuole prepararli alla situazione in cui Egli non sarà più con loro ed essi saranno chiamati a custodirne l’eredità e a condividerla con coloro ai quali sono mandati. Si tratta di un’eredità da praticare e da comprendere. Dopo aver lavato i piedi ai suoi discepoli, Gesù chiede: «Capite quello che ho fatto per voi?» (Gv 13,12) e aggiunge: «Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi» (Gv 13,15).
Dunque è vero discepolo di Gesù chi ripete il suo gesto di servizio. Ma prima di essere azione da compiere, questo gesto definisce in modo insuperabile l’identità del discepolo come quella di chi serve. Per questo non può aspirare a diventare padrone, perché tradirebbe la chiamata: «Un servo non è più grande del suo padrone» (Gv 13,16). Per la stessa ragione, deve mantenere viva la coscienza di non agire di propria iniziativa, ma di essere inviato. Se ha qualcosa da donare, è perché l’ha ricevuto da chi l’ha mandato. Questa coscienza gli dà la certezza che nella sua vita sarà presente il Signore e che gli altri potranno incontrarlo proprio nel suo servizio, nella sua parola e nella sua fede: «Chi accoglie colui che io manderò, accoglie me» (Gv 13,20).
Angelo Maffeis, docente di teologia