Su iniziativa di S. E. mons. Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, e del Centro pastorale pubblichiamo su Cattolica News brevi testi evocativi, a partire dal Vangelo del giorno, per aiutare la riflessione e la preghiera in questo periodo così complesso a causa della crisi sanitaria legata alla diffusione del Coronavirus. Scriveranno teologi, assistenti pastorali e professori. I testi saranno accompagnati da un’immagine scelta in rete.
Vangelo di Giovanni (Gv 21,15-19)
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Pietro è cambiato. È diventato più umile. Significativamente nel Vangelo di oggi risponde di voler bene al Signore lasciando però cadere il «più di costoro» (Gv 21,15). La vita lo ha costretto a guardare in faccia alla propria fragilità e miseria.
Prima della Pasqua abbiamo assistito alla sua dichiarazione, un po’ presuntuosa, di essere pronto anche a dare la propria vita per il Signore, quella vita che pensava di avere in mano e di poter gestire. Poco dopo quella dichiarazione, la terribile esperienza di scoprirsi capace di tradire. Pietro tocca il fondo.
Poi, l’enorme sorpresa. Il Signore continua a fidarsi di lui. La sua stima è inossidabile, gli ridà credito al 100%: «Pasci i miei agnelli» (Gv 21,15). Il Signore non teme la fragilità e miseria di Pietro. Anzi. Queste diventano luogo concavo nel quale riversare con tenerezza il suo amore smisurato che fa alzare la testa e ricominciare. La ferita diventa feritoia. Pietro rinasce, più vero.
Questo tempo di pandemia non ci sta forse cambiando? Non ci sta costringendo a guardare in faccia alla nostra fragilità? La vita l’abbiamo ricevuta. Siamo tutti nati. E continuamente ci è dato di ricominciare, di rinascere, più umili, più veri, più umani.
Sì, perché la dinamica della Pasqua è affidabile e inarrestabile.
Agnese Varsalona, docente di teologia