Lo sport come metafora di vita e il gioco di squadra come strategia fondamentale da attuare sia in campo che nella vita lavorativa e di tutti giorni.
Il seminario Sogni e bisogni. Tra sfide e traguardi, promosso dalla laurea magistrale in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane, ha messo in luce i numerosi punti di tangenza in grado di accomunare due ambiti del vivere apparentemente distanti tra loro. Ad accogliere gli studenti c’erano anche il sindaco Emilio De Bono, il preside Luigi Pati e numerosi docenti della facoltà.
«Mondo sportivo e mondo lavorativo hanno numerosi punti di contatto: in campo come nella vita la capacità di saper lavorare con gli altri è il requisito imprescindibile per essere vincenti ma, soprattutto, cosa ancor più importante, per poter condividere i propri successi e le proprie vittorie con le persone a noi vicine. Che senso ha essere i migliori, se non si ha nessuno con cui spartire la propria gioia?» Parola di Dino Meneghin, campione indimenticato sul campo del basket italiano, che oggi presta la propria perizia tecnica in qualità di Dirigente sportivo nazionale.
Gli fa eco Pierluigi Malavasi, coordinatore del corso di laurea magistrale in Progettazione pedagogica: «Lavorare in gruppo, pur valorizzando i talenti peculiari di ciascuno, è oggi il requisito fondamentale che le aziende richiedono ai nuovi laureati. Un concetto sempre più basilare e che ha innumerevoli similitudini con le dinamiche sportive del gioco di squadra».
Per Alessandro Cittadini, capitano del Germani Basket Brescia, fare squadra, in campo come nella vita, è un modus vivendi: «Raggiungere una buona intesa con i propri compagni è il requisito fondamentale per entrare in sintonia e lavorare uniti per il raggiungimento di un obiettivo comune, che nel nostro caso è la vittoria. Un sentimento che alleniamo passando molto tempo assieme anche svolgendo attività quotidiane, come allenandoci assieme, mangiando assieme, o facendo la doccia assieme. Spesso mi chiamano gli allenatori di altre quadre per chiedermi opinioni su colleghi e giocatori, e le domande che più spesso mi sento rivolgere riguardano l’altruismo o la capacità di fare squadra di un giocatore…perché se la tecnica e la bravura sono doti che puoi notare anche da un video, le qualità umane – che nella nostra professione sono altrettanto fondamentali – le cogli invece solo vivendo la quotidianità di una persona. Inoltre l’unione fa la forza anche nella vita: io la mia compagna abbiamo 3 figli, in pratica siamo una squadra!».
Del resto la capacità di fare gioco di squadra è ormai è ormai considerata tra le caratteristiche più rilevanti all’interno di un’organizzazione aziendale. Nelle imprese moderne ogni risultato viene perseguito e raggiunto in modo collaborativo. Ragion per cui un’impresa che riesce a costituire un gruppo di lavoro coeso e affiatato, ha maggiori chances di giungere al successo.
Questi concetti sono ampiamente presenti nelle parole di Graziella Bragaglio, Presidente del Germani Bascket Brescia: «Fare sport e gestire una squadra significa costruire relazioni, abbracciare il tessuto sociale: lo sport deve creare tutto ciò e costituire aggregazione. L’unità di una squadra è fondamentale per raggiungere la vittoria e un leader deve impartire delle regole per creare motivazione. È esattamente come nel mondo del lavoro aziendale. E se a volte capita di perdere - come è successo a noi recentemente – anche ciò deve essere accolto come un evento formativo».