Correva l’anno 1859 quando venne pubblicata la prima edizione de L’origine della specie di Charles Darwin, frutto di una lunga ricerca sull’evoluzione della vita sulla Terra. Oggi, giusto 150 anni dopo, nel solco degli studi compiuti dal celebre biologo britannico, all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza s’inaugura il BioDna (Centro di ricerca sulla biodiversità e sul DNA antico),
Paolo Ajmone Marsan (nella foto sotto), docente di miglioramento genetico e biotecnologie animali alla facoltà di Agraria, spiega quali sono gli obiettivi del nuovo centro: «Innanzitutto studiare la storia evolutiva degli organismi che, per piante e animali utilizzati nel settore agrario, è legata alla storia dell’uomo», dice il professore. Per questo è opportuno utilizzare le informazioni che derivano dallo studio del Dna moderno e antico, anche al fine di comprendere la nostra storia. «Ci proponiamo, come secondo obiettivo, di caratterizzare la diversità esistente per piante ed animali ai fini della loro conservazione», aggiunge Ajmone Marsan. Molte varietà si stanno perdendo, perciò studiare il genoma può indicarci delle priorità: «Se ci sono delle razze animali particolarmente originali dal punto di vista del genoma, queste allora hanno priorità di conservazione».
Fondamentale è anche sfruttare questa diversità, prosegue il direttore del BioDna, nel tentativo di «comprendere cosa succede, per esempio, nel terreno agrario, cosa caratterizza un prodotto tipico dal punto di vista della microflora, cosa accade quando un terreno viene inquinato, e se esistono microorganismi in grado di detossificare un terreno agricolo contaminato». Si cerca così di avere una visione a 360 gradi per arrivare infine a studiare l’effetto che hanno i microorganismi nell’apparato digerente degli animali, e quindi anche dell’uomo. A dimostrazione poi dell’ampio raggio delle ricerche avviate dal centro BioDna, c’è la composizione interdisciplinare del comitato scientifico: collaborano insieme un archiobiologo per lo studio della storia dell’uomo, un genetista che si occupa dei collegamenti tra la storia degli organismi agrari e quella umana, e un esperto in fauna selvatica per i programmi di conservazione.
Per ora il progetto di studiare la diversità genetica delle specie vegetali, animali e dei microorganismi attraverso l’analisi del loro Dna si realizzerà solo in ambito nazionale. «Ma - confessa con un pizzico di scaramanzia il professore - vogliamo anche un’esperienza di livello internazionale per portare a Piacenza le tecnologie migliori». L’obiettivo è quello di mettere in rete i laboratori di diverse nazioni europee che si occupano delle risorse genetiche animali: «È chiaro però che, se ci saranno bandi per altri settori di ricerca, come per le piante o i microorganismi, il centro parteciperà al fine di creare un network di competenze e di banche del genoma, e per formare i giovani ricercatori europei». Sono ben 12 le università interessate al progetto, comprese quelle di Edimburgo e Nottingham.
Non è un caso poi che l’inaugurazione del centro BioDna avvenga in parallelo ai festeggiamenti per i 200 anni dalla nascita di Charles Darwin. Secondo Ajmone Marsan, lo scienziato prese spunto per elaborare le sue teorie dagli studi fatti dai selezionatori di piante ed animali, essendo lui stesso un allevatore di piccioni. «Aveva capito che a modificare la struttura delle specie zootecniche era stato l’uomo attraverso la selezione: nel suo diario scrisse di non aver ancora compreso quale fosse la forza che in natura potesse agire come i selezionatori agivano quando allevavano piante e animali». Fu il viaggio di tre anni intorno al mondo a fargli scattare l’intuizione, cioè che la selezione naturale degli organismi più capaci di riprodursi aveva un effetto analogo a quanto faceva l’uomo nella selezione artificiale: «Per questo c’è un legame tra biodiversità e Darwin», conclude Ajmone Marsan. E 200 anni dopo non ci resta che dire: buon compleanno Charles.