Sarà scritta anche grazie alle ricerche del Crasl la direttiva Europea sulla pianificazione delle biomasse che verrà emanata nel 2010 dall’Unione Europea. La Commissione Ue ha già valutato positivamente “Bioenergis”, il progetto finalizzato alla diffusione dell’uso sostenibile delle fonti energetiche da biomasse, che vede la partecipazione anche del Centro di Ricerche per l’ambiente e lo sviluppo sostenibile della Lombardia attivo nella sede bresciana della Cattolica. «Stiamo lavorando per mettere a punto uno strumento di supporto alle pubbliche amministrazioni su base Gis per elaborare strategie sostenibili utili alla produzione di energia da biomasse – ci riferisce Maria Luisa Venuta, coordinatrice Crasl -. Si tratta di un utilizzo integrato di software Gis, modellistica ambientale e impiego di banche-dati alfanumeriche di grandi dimensioni. In questo modo vogliamo fornire uno strumento più idoneo per indirizzare le politiche verso logiche di sostenibilità ambientale, energetica ed economica. Un approccio metodologico a forte vocazione multi-disciplinare, garantito da un gruppo di lavoro con competenze eterogenee, che interessano le diverse discipline afferenti alle scienze ambientali».
Il Crasl, grazie al lavoro dei ricercatori Stefano Oliveri, responsabile della linea di ricerca “Analisi territoriali Gis based”, Carlo Dalle Donne, Christian Loda, Francesco Lussignoli e Irene Tomasoni, contribuirà a produrre metodologie standard, applicabili a livello europeo, per la mappatura del potenziale di biomassa di un territorio regionale sfruttabile per scopi energetici che ora appare ambiguo dai dati di letteratura. È proprio da un riscontro concreto sul territorio bresciano che è nato l’input di studiare un sistema che tenga conto dei diversi fattori che servono per determinare il potenziale reale delle biomasse. Per esempio, un’azienda agricola con coltivazione di mais e allevamento può prevedere che lo scarto agricolo del campo possa essere utilizzato come lettiera per gli animali o reintegrato nel suolo coltivato, senza renderlo disponibile per utilizzi di tipo energetico. Dunque mentre teoricamente tale materiale vegetale può essere utilizzato appunto come combustibile per produrre energia rinnovabile, così non è nella realtà, come ha rilevato un sondaggio effettuato fra gli agricoltori bresciani. Ne consegue uno iato tra quantità di biomassa disponibile a livello teorico e biomassa realmente sfruttabile. Da qui l’idea di sottoporre alla Regione Lombardia e poi alla Commissione Europea questo tipo di studio che produrrà un inventario georeferenziato della disponibilità di biomasse forestali, agricole, zootecniche e da rifiuti biogenici sul territorio lombardo, con stima del relativo contenuto energetico; ma anche un processo di creazione della filiera di produzione energia da biomasse, unendo intorno a tavoli di progettazione gli enti pubblici locali, i finanziatori privati, i produttori di biomasse e coloro che domandano energia termica.
Il progetto è stato finanziato nell’ambito del Programma Intelligent Energy Europe (IEE), gestito dall’Agenzia Eaci. La partnership, coordinata dall’agenzia di Regione Lombardia Cestec Spa (Centro lombardo per lo Sviluppo Tecnologico e produttivo delle piccole e medie imprese), è costituita da quattro partner italiani (Cestec, Regione Lombardia, Università Cattolica di Brescia e Finlombarda), e da quattro europei: Austria (Austrian Bioenergy Centre), Regno Unito (South West College), Belgio (Centre Wallon de Recherches Agronomiques) e Slovenia (Slovenian Business and Research Association).