Vigila sulla salute delle Alpi da qualche settimana la torre di Manfred, collocata nel parco dell’Adamello per monitorare la quantità dei flussi di ozono, uno dei principali fattori di rischio per le foreste. La sua cima, posta in alta Vallecamonica fra la Concarena e il Pizzo Badile, vicino al rifugio Colombé, nel comune di Paspardo, è alta circa 30 metri e serve per misurare gli scambi gassosi ed energetici tra l'atmosfera e l'ecosistema studiato, un lariceto secondario. Il larice, costituendo il margine superiore della vegetazione boschiva, sarà una delle specie più esposte ai cambiamenti climatici e l’ozono potrebbe causare ulteriori danni a questa specie, spiega il ricercatore Angelo Finco, “custode” della torre micrometeorologica che due volte alla settimana si reca in alta quota per controllarne lo stato di salute. Sopra di essa anemometri e sensori di diversa natura registrano il “respiro” delle montagne, collegati ad un computer che ne registra l’andamento. In particolare presso la torre vengono misurati, mediante una tecnica micrometeorologica chiamata eddy covariance, i flussi di ozono che si depositano sul lariceto. Analizzando i dati raccolti, tramite un'analogia resistiva sarà possibile determinare la frazione di ozono che entra negli stomi, i pori presenti sulle foglie e sugli aghi delle piante.
«È importante misurare i flussi - precisa Finco - e non semplicemente la concentrazione di ozono presente in aria perché questo diventa estremamente dannoso nel momento in cui viene assorbito dalla vegetazione, causando danni dal livello cellulare fino all'intero ecosistema». Per effettuare al meglio queste analisi vengono raccolti anche dati di altri parametri meteorologici come la radiazione solare, l'intensità del vento, la temperatura e l'umidità dell'aria a diverse altezze all'interno della chioma e altre misure al suolo come le precipitazioni e il contenuto di acqua nel suolo. Le misure micrometeorologiche effettuate a Paspardo rientrano in un contesto più ampio che interessa tutta la Valcamonica. Contestualmente a queste rilevazioni, infatti, sono state effettuate delle misure di concentrazione di ozono mediante dei campionatori passivi in 12 punti della valle. A queste si aggiungono le campagne di monitoraggio della qualità dell’aria realizzate con un laboratorio mobile da Ecometrics, lo spin-off dell'università Cattolica del Sacro Cuore.
«Tutte queste misure - aggiunge Giacomo Gerosa, referente scientifico del progetto Manfred - permetteranno di realizzare un modello di flusso che verrà spazializzato sull'intera valle evidenziando dunque quali sono le zone più esposte al rischio ozono. Un ulteriore obiettivo ambizioso del progetto Manfred sarà quello di stimare i pericoli di questo gas nel futuro, utilizzando le proiezioni dei modelli di cambiamento climatico».