Insegnare a riflettere prima che a studiare, per una generazione che “sta perdendo i pezzi”. «I ragazzi di oggi – spiega Elena De Tomasi, forte della sua fresca ricerca per il dottorato di ricerca in “Persona, Sviluppo, apprendimento”, appena conclusa sotto la supervisione di Alessandro Antonietti, ma, soprattutto, della sua esperienza di insegnante di Lettere in una scuola media – inglobano velocemente una quantità enorme di informazioni, dalla televisione e dalla rete, ma non elaborano, non mettono insieme i pezzi, dimenticano». Nel suo lavoro intitolato “Potenziamento del metodo di studio: analisi di un intervento”, Elena ha verificato la possibilità, attraverso l’efficacia di un training formativo, di indurre gli alunni di due classi di seconda media a maturare un ruolo attivo nella gestione dello studio.
L’intenzione, rientrando in un ambito di didattica metacognitiva, non era tanto quella di impartire delle tecniche di studio ai ragazzi, quanto sviluppare in loro una riflessione sui processi di apprendimento e sulla loro gestione. «Dopo una prima fase – racconta la psicologa – in cui abbiamo verificato con test e questionari la capacità di autovalutazione degli studenti, le due classi sono state coinvolte, per un paio di ore alla settimana nei quattro mesi successivi, in diverse attività finalizzate a indurre una riflessione sugli obiettivi e il senso dello studio, sulle sue dinamiche e sulle possibilità di cambiamento».
«Solo nella fase conclusiva – continua la De Tomasi – abbiamo proposto ai ragazzi dei lavori pratici in cui applicare le nuove proposte e quanto elaborato da ognuno nella fase precedente, attraverso mappe concettuali e appunti». «Alla fine – conclude l’insegnante – siamo riusciti a verificare un miglioramento diffuso nella capacità di riflettere. Nonostante la giovane età, che in parte ostacola un percorso di autoanalisi, i ragazzi hanno imparato a leggere i sistemi di apprendimento maturando una consapevolezza dei loro punti di forza e di debolezza per avviare un miglioramento».
Tutte le attività proposte, consistenti in schede o questionari sottoposti all’attenzione delle classi e poi discussi collettivamente, trovavano un loro riscontro teorico nelle pagine del libro Il diario del mio apprendimento dei professori Alessandro Antonietti e Alessandra Viganò. La parola “diario” dà il senso di un cammino che giorno per giorno l’alunno deve condurre sotto la guida di un insegnante appositamente formato. Mentre parlare di apprendimento anziché di studio vuole indicare una sfera più ampia di riflessione che non include solo strumenti e strategie per incrementare il rendimento, ma anche una dimensione metacognitiva e di ricerca di senso. Con un fine ultimo, che è quello di educare a una capacità riflessiva da applicare a tutte le sfere dell’esistenza, senza essere risucchiati dal tempo e dalla velocità.