Una carriera costruita tra la Germania e l’Italia, basata sulla conoscenza delle lingue, del contesto culturale di riferimento e sulla padronanza delle nuove tecnologie come supporto, e non in sostituzione, alle risorse umane e al lavoro di squadra che rimangono elementi fondamentali per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Laura Tolettini racconta la professione di Digital Integration Manager per Feralpi Holding Spa, ottenuta dopo il suo percorso di studi alla facoltà di Scienze linguissiche e letterature straniere nella sede bresciana.
 
Laura, di cosa ti occupi in qualità di responsabile dei progetti per l’integrazione digitale dell’azienda? «Io e i miei colleghi affrontiamo e sviluppiamo diversi progetti essenziali per lo sviluppo, l’ottimizzazione e l’integrazione delle tecnologie digitali all’interno delle attività del Gruppo Feralpi che, oltre alla sede italiana, conta anche la consociata tedesca che ha sede a Riesa, in Sassonia. Prima del mio rientro in Italia ho operato a Riesa per ben dieci anni con la qualifica di responsabile dell’ufficio acquisti generali e oggi, proprio grazie a quell’esperienza professionale, mi interfaccio spesso con i colleghi d’oltralpe. Dopo il mio percorso quinquennale in Cattolica, e durante la mia esperienza lavorativa in Germania, ho inoltre frequentato part time il Master in Business Administration (MBA) alla HHL Leipzig Graduate School of Management - tra le più quotate in Germania - con cui mi sono approcciata al mondo digitale e dell’Industria 4.0».

Come si è evoluta la tua professione in questi anni? «Negli anni di esperienza lavorativa ho appreso che i contenuti sono soggetti a cambiamenti a seconda delle contingenze, le tecnologie si rinnovano ciclicamente, mentre a restare costantemente necessarie sono le capacità organizzative delle persone, il lavoro di squadra, l’alto grado di coinvolgimento del personale all’interno dei progetti e la gestione delle tempistiche con cui portare a termine con successo un compito, raggiungendo gli obiettivi prefissati. Il digitale è uno strumento, mentre le persone sono protagoniste e possono fare la differenza». 

Quali delle competenze acquisite sui banchi dell'Università ti porti appresso nella tua attuale professione e quali invece è necessario continuare ad aggiornare? «Fondamentali sono state sicuramente le competenze linguistiche, nel mio caso inglese e tedesco, e quelle culturali acquisite negli anni di studio e di lavoro. Inoltre l’esperienza Erasmus in Germania, a Kiel, che ho svolto per un intero semestre del quinto anno mi ha fornito un corposo bagaglio di competenze di gestione di contesti internazionali, oltre che linguistiche. Tengo a precisarlo poiché, in una professione come la mia, la capacità di immedesimarsi nel proprio interlocutore - soprattutto se proviene da un background culturale diverso - è fondamentale per poter entrare in sintonia e portare a termine con successo i progetti. A richiedere un continuo aggiornamento sono invece le competenze e le conoscenze più tecniche, le quali però possono essere facilmente acquisite o aggiornate grazie al metodo di studi appreso all’Università Cattolica».

Che cosa consiglieresti agli studenti che oggi vogliono intraprendere un percorso di studi similare al tuo? «Direi loro di individuare la propria strada e il proprio settore in base alle reali attitudini e alle personali inclinazioni. Nutrire passione per ciò che si fa rende tutto più semplice e aiuta a non perdere la motivazione nei momenti di fatica e di difficoltà che normalmente e giustamente s’incontreranno lungo il percorso di studi e lavorativo. Non bisogna avere paura di sbagliare o di puntare in alto: c’è sempre tempo per riorientare il proprio percorso e questo non deve rappresentare un problema. Inoltre grazie agli strumenti di oggi, internet e il digitale in primis, è possibile studiare, informarsi e specializzarsi usufruendo di diverse modalità».