Quale sarà il futuro dell’Europa? Dopo gli esiti delle Elezioni europee, Cattolicanews ha chiesto un commento a caldo ad alcuni docenti dell’Ateneo
di Damiano Palano *
Se si considerano le elezioni per il Parlamento europeo come un referendum sul gradimento dell’Ue da parte dei cittadini dei 28 Stati membri, ci sono pochi dubbi sul fatto che il responso delle urne non sia molto positivo, anche se, nel complesso, le forze “europeiste” rimangono maggioritarie.
Il quadro è estremamente frastagliato, ma i dati che emergono sembrano soprattutto tre.
Innanzitutto la crescita della frammentazione politica, cui contribuiscono l’avanzata delle forze riconducibili al gruppo Alde, l’affermazione dei Verdi e naturalmente la rilevante affermazione di formazioni di destra (più o meno radicale e nazionalista) soprattutto in due dei Paesi fondatori come Francia e Italia.
In secondo luogo, il notevole ridimensionamento delle due forze che tradizionalmente hanno sostenuto e alimentato il processo di integrazione, ossia il gruppo socialista (S&D) e quello popolare (PPE). Per quanto concerne i socialisti, il calo di circa 40 seggi rispetto al 2014 si inserisce nella tendenza ormai ventennale all’indebolimento delle forze di sinistra. Ci sono controtendenze significative (in Spagna e in Portogallo, soprattutto), ma non possono comunque passare inosservate né la “polverizzazione” della sinistra in Francia, né il crollo della Spd in Germania.
Anche il gruppo popolare perde rispetto al 2014 circa 40 seggi, nonostante rimanga ancora la forza di maggioranza relativa all’interno dell’emiciclo. Ma non sarà senza implicazioni il successo di Fidesz in Ungheria (che, con più del 50% dei consensi, ottiene 13 seggi), o dei popolari austriaci, su molte questioni vicini alle posizioni dei “sovranisti” di destra.
Infine, il terzo dato è la sconfitta di Macron nel confronto interno con il Rassemblement National, che è rilevante non tanto sul piano numerico, quanto sotto il profilo politico, perché da questo appuntamento, insieme al presidente francese, esce indebolita la sua proposta di rilancio del progetto europeo (incardinata su un solido un asse franco-tedesco).
Per effetto di questi risultati, la geometria del Parlamento è destinata a cambiare, così come i contorni dei diversi gruppi. L’ipotesi più probabile è l’ingresso del gruppo Alde nella maggioranza composta da PPE e S&D. I cosiddetti “sovranisti” quasi certamente rimarranno in una posizione minoritaria. Ma la frammentazione del quadro politico renderà senz’altro complicato formare una nuova maggioranza e definire la composizione della nuova commissione. E paradossalmente – a dispetto della battaglia contro i “sovranisti” portata avanti dalle forze “europeiste” – l’esito di un Parlamento così frammentato potrebbe essere proprio l’ulteriore rafforzamento del ruolo degli Stati.
* Direttore del Dipartimento di Scienze politiche dell’Università Cattolica