«Ho sempre avuto un fortissimo bisogno di raccontare storie, anche se non sapevo in che ambito. Quando ero piccola dettavo quello che mi veniva in mente a mia nonna. Tutte le nostre storie vengono da qualcosa che ci ha toccato e riguardato personalmente». La scrittrice Teresa Radice parla agli studenti della Cattolica anche a nome del marito illustratore Stefano Turconi con cui costituisce un sodalizio che ha raggiunto già notevoli traguardi. Dopo aver pubblicato nel 2013 il volume “Viola giramondo”, hanno dato alle stampe nel 2015, con la casa editrice Bao Publishing, “Il porto proibito”, che gli è valsa il premio Gran Guinigi per la “Miglior Graphic Novel”.
Durante l’incontro del 26 marzo introdotto dal professor Silvio Premoli, Radice e Turconi hanno presentato il loro ultimo lavoro, “Non stancarti di andare”. Quest’ultima graphic novel è nata dal bisogno degli autori di raccontare una storia diversa da quella che raccontano i media a proposito della Siria. Perché, come fanno notare gli autori, non esistono solo persone che vogliono creare muri, ma c’è anche chi si impegna ogni giorno per abbatterli.
“Non stancarti di andare” è nato da un viaggio in Siria, fatto dalla coppia nel 2007. Un itinerario durante il quale si appoggiano a diverse organizzazioni, che forniscono loro delle guide locali. La loro guida li porta nei luoghi turistici, ma anche nei paesi, a conoscere le persone. Passano gli ultimi due giorni a Mar Musa, un monastero nel deserto, fondato dal prete italiano padre Paolo Dall’Oglio.
Padre Dall’Oglio è stato rapito a Raqqa il 29 luglio del 2013 e quando i due autori hanno appreso la notizia del rapimento stavano ancora lavorando al loro libro precedente. È stato proprio in questo momento che hanno cominciato a sentire l’esigenza di raccontare quello che avevano vissuto in Siria.
«Questo libro è nato per raccontare quell’esperienza. È comunque un libro di finzione. Padre Dall’Oglio è stato trasformato in un personaggio di riferimento della vicenda – racconta Turconi – un punto di riferimento, che ha a che vedere con le vite di tutti, perché cambia le prospettive».
I protagonisti della graphic novel sono due ragazzi: Iris, italiana, con origini argentine, e Ismail, siriano. La famiglia di lei è immigrata negli anni ’30. Questa, come spiegano i due autori, non è una scelta casuale, perché queste persone hanno fatto il percorso che le famiglie siriane devono fare, anche se in modo diverso, oggi.
I due protagonisti si incontrano in Siria. Sono una coppia felice e fanno il lavoro dei loro sogni: illustratrice naturalistica lei, professore universitario lui. Nel 2013 Ismail deve tornare a Damasco per firmare delle carte e potersi definitivamente trasferire in Italia, con la donna che ama. Ma la situazione, tornato in Siria, gli sfugge di mano. Incappa in quelli che sono gli effetti della guerra e si interrompono così i contatti tra i due.
Iris scopre di essere incinta. «Il libro dura 9 mesi. Il bambino – spiega Radice – è l’unica cosa che le rimane di lui». Lui, che non sa di essere padre, cerca in tutti i modi di tornare da lei e lo fa nell’unico modo possibile per tutti coloro che non hanno documenti: attraverso i barconi.
«Volevamo che fossero due personaggi simili a noi – racconta Turconi - chi arriva viene visto come un disperato, ma nessuno pensa che nel luogo di provenienza poteva essere qualcuno. Siamo stati anche noi immigrati per anni. Siamo tutti esattamente la stessa cosa, che ci piaccia o no».
I due protagonisti di “Non stancarti di andare” sono diversi, ma allo stesso tempo uguali. Alla vicenda di Iris e Ismail si intreccia anche quella delle loro famiglie, che sono speculari. Tutti i personaggi si sono ritrovati spaesati, lontani dalle loro famiglie, senza sapere dove andare e arrabbiati.
Questa graphic novel non è solo il racconto della storia d’amore tra Iris e Ismail, ma è il racconto dell’accettazione del diverso, della forza che lega indissolubilmente le persone che si vogliono bene e farebbero di tutto per ritrovarsi e stare di nuovo insieme. “Non stancarti di andare” è una storia di immigrazione e integrazione, due temi di cui si sente spesso parlare e che sembrano sempre opposti e lontani, ma sono più vicini di quello che si possa pensare.