È la bambina più dispettosa del piccolo schermo. E a farne le spese è quasi sempre il suo “amico” Orso. Vi siete mai chiesti che effetto hanno le avventure della piccola Masha sui vostri bambini? O cosa suscitano nel vissuto dei più piccoli Oggy e i maledetti scarafaggi?
Una tesi di laurea magistrale ha analizzato, attraverso un’analisi esperta delle componenti non verbali, il modo in cui i cartoni animati possono diventare maestri di emozioni. Analizzando, in particolare, le diverse sfumature emotive dei personaggi. Dora Caronia, giovane laureata in Psicologia del Benessere, con la supervisione delle docenti Rita Ciceri e Stefania Balzarotti, nel laboratorio di Psicologia della comunicazione, ha studiato quattro serie animate, selezionate dal palinsesto dei canali televisivi rivolti ai bambini del digitale terrestre, osservando la loro frequenza in fasce orarie con alta audience: Masha e Orso, I Mini Cuccioli, Oggy e i maledetti scarafaggi, Floopaloo.
Le risposte emotive non verbali sia dei principali personaggi sia dei 40 bambini coinvolti nella ricerca (20 in età scolare e 20 in età prescolare) durante la fruizione sono state esaminate mediante il Facial Action Coding System, un’analisi di codifica movimenti facciali che analizza le singole unità d’azione del volto. L’educazione alle emozioni si occupa dello sviluppo dei sentimenti empatici e dell’intelligenza emotiva, della comprensione delle proprie emozioni e della corretta decodifica di quelle facciali altrui.
La media degli eventi emotivi presenti mediamente in ogni episodio è elevata (circa 90), così come elevata è la dominanza di emozioni negative in particolare nelle serie programmate per bambini scolari. In particolare, come si vede nella tabella a fianco, la serie che suscita più emozioni positive nei piccolissimi è I mini cuccioli, i maggiori riscontri negativi invece si riscontrano in Oggy e i maledetti scarafaggi.
Inoltre, l’osservazione esperta delle unità espressive d’azione dei protagonisti dei cartoni animati mostra come in realtà dominino le espressioni di novità (suspence, sorpresa) e come non sempre le configurazioni facciali siano coerenti con le emozioni codificate e possano risultare ambigue e soprattutto poco differenzianti (per esempio l’esultanza viene espressa con la presenza di unità di azione proprie anche della collera e della aggressività; la soddisfazione, la tenerezza, la delusione non sono adeguatamente connotate).
Rispetto alla comprensione delle emozioni, lo studio ha evidenziato significative differenze tra il gruppo di bambini in età scolare e quelli in età prescolare. I primi sono facilitati nella comprensione, nel riconoscimento e nella decodifica; i secondi decodificano più facilmente in presenza di stimoli dinamici: segnali vocali, dialoghi, trama della storia.
Altre valutazioni emerse nello studio riguardano il “mascheramento”. Spesso nei filmati viene messa in atto una strategia di mascheramento delle emozioni che viene riconosciuta con molta difficoltà da entrambi i gruppi. Talvolta i bambini capiscono che il personaggio finge (comprensione della storia corretta) ma gli assegnano l’emozione scorretta (comprensione dell’emozione errata).
Circa il comportamento non verbale, poi, si riscontra che ciò che fa la differenza è la distrazione: i più grandi sono generalmente più distratti anche se vale per tutti il fatto che l’attenzione è più alta per i filmati con una grammatica della storia più semplice indipendentemente dalla durata.
La categoria “piacevolezza”, infine, è stata evidenziata con più frequenza per i filmati rivolti a un pubblico scolare, caratterizzati da ritmo e complessità elevati; mentre la spiacevolezza è assente per alcuni filmati: anche se la scena rappresenta emozioni negative, ciò non corrisponde a una risposta congruente da parte del bambino.
I dati della ricerca mostrano come non sempre i bambini siano in grado di riconoscere correttamente le espressioni esibite dai protagonisti e per questo è sempre necessaria la presenza di un adulto competente che possa guidarli alla scoperta delle diverse sfumature emotive, delle modalità differenti per esprimere la stessa emozione e di come un’emozione espressa esteriormente possa non sempre corrispondere all’emozione vissuta dal personaggio.
Lo studio offre spunti interessanti sia all’industria della produzione di artefatti animati su come potenziare la coerenza e l’efficacia dell’espressione emotiva dei protagonisti dei cartoons, sia a livello educativo sul versante dell’edutainment (Education Entertainment: educazione attraverso l’intrattenimento visivo), per comprendere effetti e potenzialità di questi potenti strumenti d’intrattenimento.