di Annarosa Laureti e Francesco Castagna

«Un’esperienza pioneristica di successo, con immediati feedback positivi». È l’esito del primo corso di Alta Formazione in Fashion Law, realizzato in partnership con la Camera Nazionale della Moda Italiana (CNMI), secondo Gabrio Forti, direttore dell'Alta Scuola “Federico Stella” sulla Giustizia Penale (ASGP)

A conclusione dell’iniziativa, che ha coinvolto più di 30 partecipanti, metà dei quali neolaureati in giurisprudenza e metà professionisti del settore, l’obiettivo è quello di creare una vera e propria community di “Fashion Lawyers”.

Per questo, nella tavola rotonda conclusiva coordinata dall’avvocato Ida Palombella, Partner di Deloitte Legal Milano nonché ideatrice dell’intero progetto didattico formativo, professionisti del settore hanno condiviso le proprie esperienze lavorative. 

Quello del legale interno ad aziende di moda è «un ruolo che sta acquisendo sempre più riconoscimento» afferma l’avvocato Mario Boschetti, General Counsel di Loro Piana Spa e laureato in Giurisprudenza dell’Università Cattolica. «Alla stregua del medico generico deve essere in grado di effettuare una diagnosi, fornire un proprio parere, sulla base del materiale raccolto». 

Saper affrontare i ritmi serrati della moda e conoscere un vocabolario che esuli da quello prettamente legale sono le skill richieste dal settore. «Fondamentale è essere sempre pronti all’emergenza dell’ultimo minuto» continua la Palombella, che si tratti della redazione di un contratto “atipico” per ingaggiare modelle e influencers o della risoluzione di problemi legati ai danni dell’immagine del proprio brand. 

Secondo l’avvocato Sara Citterio, Corporate Affairs, Legal and Compliance Manager di Trussardi «il primo muro da abbattere è quello di cercare di accreditarsi agli occhi dei colleghi come parte dello stesso team». Si gioca infatti la medesima partita e conoscere la propria squadra è imprescindibile. Parlare con le persone in azienda, esercitare la capacità di ascolto e semplificare concetti tecnici molto spesso ignorati dai più («Ci si rapporta con persone dalla grande sensibilità creativa che non sanno nulla in materia di diritto») saranno quindi le strategie da adottare per una vittoria assicurata. 

Per quanto concerne invece le piccole e medie imprese la partita si complica e l’expertise richiesta al libero professionista aumenta. «Siamo chiamati a offrire una consulenza a 360 gradi - confessa l’avvocato Michele Falzone - che va dalla banale contrattualistica al contenzioso, passando per la registrazione del marchio». Non è raro, inoltre, il caso in cui sono richiesti consigli per far crescere un brand. «Oggi anche coloro che non posseggono conoscenze sartoriali si approcciano al mondo fashion creando una propria linea – continua Falzone – magari forti del numero di follwers sui canali social. Tuttavia scalare il mercato non è così semplice. Serve un business plan chiaro e buoni investimenti».
 
Il ricordo di episodi vissuti da tutti gli intervenuti suscita ilarità tra i presenti. Il clima è disteso anche quando la discussione verte sui comportamenti da adottare in caso di richieste folli e impraticabili da parte dei clienti. E, in questo caso, il parere dei professionisti al tavolo è unanime. «Bisogna reagire in maniera autorevole ma allo stesso tempo disponibile all’ascolto» afferma Beatrice Grifoni, Intellectual Property, Style and Communication Legal Director per Valentino Spa. «Ogni dissenso va motivato e accompagnato dalla proposta di soluzioni alternative». 

Al termine dell’incontro Carlo Capasa, presidente della CNMI, e il professor Forti hanno consegnato i diplomi ai partecipanti del corso. «Iniziative come Fashion Law sono in grado di essere i motori di quanto sta accadendo nel mondo della moda» commenta Capasa. L’augurio è «di poter offrire in futuro un maggiore spazio teorico didattico nonché pratico, con workshop e ulteriori testimonianze da parte dei brand» conclude la Palombella.