Far conoscere Gaber. È l’obiettivo della lezione “Giorgio Gaber: tra libertà e appartenenza” che si terrà l’8 aprile alle 17.30 in Università Cattolica. Un evento non solo per studenti ma “aperto”: «Non è rivolta solo a chi frequenta le aule di largo Gemelli. Vogliamo avere un target più ampio, coinvolgendo anche i genitori» spiega Fausto Colombo, direttore del dipartimento di Scienze della Comunicazione e dello spettacolo della Cattolica e ideatore della giornata.
Le lezioni aperte non sono una novità per l’ateneo e in particolare per la facoltà di Scienze politiche e sociali: l’anno scorso il professor Paolo Colombo raccontò a un ampio pubblico il “suo” John Kennedy a 50 anni dall’assassinio. Quest’anno si parlerà dell’artista scomparso 11 anni fa. Ma quale dei tanti Gaber verrà raccontato? Il cantautore, il commediografo, il regista o l’attore?
Fausto Colombo ha scelto una chiave particolare. «Tralasceremo le sue canzoni più famose, come “La ballata del Cerutti”, e ci concentreremo sul teatro-canzone. Quella forma artistica molto particolare con cui Gaber ha raccontato 30 anni d’Italia: la protesta studentesca degli anni ’70, l’individualismo degli anni ’80 fino alla società del 2000».
Durante l’evento verranno mostrati dei video e letti dei testi. E mentre i genitori rivivranno la loro gioventù attraverso le opere del signor G, gli studenti lo conosceranno meglio o addirittura per la prima volta. Ma a chi è cresciuto con gli smart-phone, facebook e internet perché dovrebbe essere interessato a un artista del secolo scorso? Secondo Colombo i giovani amano Gaber perché il suo messaggio è sempre attuale anche a distanza di decenni: «Come dice Adorno, i grandi classici parlano sempre al presente e Gaber rientra a pieno titolo in questa categoria».
Paolo Dal Bon, presidente della Fondazione Giorgio Gaber, è sulla stessa linea: «Artisti come Gaber ma anche come De Andrè e Guccini parlano un linguaggio universale e per questo non tramonteranno mai». Tuttavia è convinto che una parte della memoria di Gaber si sia persa: «I giovani d’oggi hanno riferimenti diversi, lo conoscono poco. Non è colpa loro: siamo in un periodo in cui il pensiero profondo trova poco spazio. Ma quando i nostri figli hanno la possibilità di riscoprirlo rimangono molto colpiti». Proprio per questo la Fondazione è favorevole a giornate come quella dell’8 aprile e porterà un suo contributo.
Perché a rileggere certi testi di Gaber sembrano scritti oggi. E forse se fosse ancora tra noi canterebbe più convinto: io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono.
L'evento dell'8 aprile anticipa la tradizionale Rassegna Milano per Gaber che dal 14 al 16 aprile proporrà tre incontri al Piccolo Teatro Grassi di via Rovello a Milano con l'obiettivo di divulgare l'opera di Gaber.