Con il prossimo arrivo della primavera si libereranno nell’aria i pollini, temutissimi da milioni di italiani affetti da allergie. Si scateneranno i tipici, fastidiosissimi sintomi, che rendono difficile a chi ne soffre il vivere quotidiano nella stagione delle fioriture: starnuti, prurito, arrossamento degli occhi, lacrimazione, respiro affannoso, asma, che rendono difficile a chi ne soffre quotidianità.
«Almeno per il momento ci sono buone notizie per il “popolo” degli allergici – afferma Domenico Schiavino, direttore del Servizio di Allergologia del Policlinico Gemelli -. Le piogge insistenti e le basse temperature dei primi giorni di gennaio hanno infatti contenuto molto la quantità dei granuli dei pollini allergenici in atmosfera, dando la possibilità a tutti di tirare sospiro, breve, di sollievo». Breve perché, comunque, in queste settimane si stanno manifestando le tipiche pollinosi “invernali” causate dal polline di cipresso, i cui effetti sull’uomo sono spesso confusi dalla coincidenza con i sintomi influenzali, caratteristici di questo periodo dell’anno. «Questa pollinosi va incrementandosi - aggiunge Schiavino - poiché il numero dei cipressi presenti in città è in continuo aumento, cosa che avviene anche per altre piante della stessa famiglia, utilizzate a scopo ornamentale, come la criptomeria, volgarmente chiamata cedro giapponese. Tuttavia, come sicuramente gli allergici hanno già sperimentato sulla propria pelle, le spore di alternaria e il polline di parietaria sono abbondantemente presenti nell’atmosfera in questo periodo dell’anno».
La parietaria è una pianta infestante simile all’ortica meglio conosciuta anche con il nome di erba muraiola, erba vetriola, erba di vento. È molto diffusa al di sotto dei 1.000 metri di altitudine nel sud d’Italia e nelle zone costiere mediterranee, dove si nota quasi ovunque, specialmente alla base dei muri soleggiati, in luoghi incolti vicino a ruderi, tra pietra e terra, difficilmente a contatto con asfalto e cemento. Il mutare del clima “global warming” ha favorito negli ultimi anni un progressivo aumento di tale erba anche nel nord Italia ove si nota inoltre una maggiore durata della pollinazione rispetto al passato, con persistenza di valori elevati di polline fino a ottobre. La pollinazione può però variare a causa delle condizioni meteorologiche contingenti.
«Nei prossimi giorni - precisa il docente di allergologia e immunologia clinica della Cattolica di Roma - sono attesi i primi pollini di nocciolo e siamo certi che con i primi “caldi” (è sufficiente solo un po’ di sole e una temperatura superiore a 8-10 gradi) nell’Ambulatorio di Allergologia del Gemelli riceveremo le prime telefonate con le classiche domande: “Ho prurito al naso, c’è qualcosa nell’aria che me lo scatena?”, oppure “Ho una tosse secca e insistente, sono allergico?”. Se freddo e pioggia hanno ritardato la pollinazione e la comparsa dei sintomi respiratori e oculari nelle persone allergiche, il prevedibile repentino aumento della temperatura, la presenza di vento e il clima secco saranno invece i segnali di “allarme rosso” per la diffusione nell’aria dei granuli pollinici, soprattutto delle graminacee.
I pollini di graminacee sono la principale causa di pollinosi in Italia e nel mondo. Sono infatti presenti a tutte le latitudini, dal Mediterraneo alla Scandinavia e dalle regioni costiere a quelle montane, dove fioriscono più tardi. La loro prevalenza è maggiore nell’Italia settentrionale (70 – 85%) e nel Centro (60 – 75%) rispetto al Sud e alle isole. Nelle aree urbane sono presenti nei prati, ai margini delle strade, nei terreni incolti, e costituiscono pascoli, praterie e steppe. La fioritura inizia generalmente nel mese di aprile, con picchi a maggio e giugno, per poi decrescere nel periodo estivo e avere una ripresa di minore entità da fine agosto a fine settembre. Poiché i granuli pollinici sono di dimensioni piuttosto grandi, provocano di solito sintomi a carico della mucosa congiuntivale e nasale, come starnuti, ostruzione nasale e rinorrea (è la sintomatologia della famosa “hay fever” degli anglosassoni, la febbre da fieno, nonostante la comparsa della febbre sia eccezionale). «Per fortuna - continua Schiavino - avremo ancora qualche settimana di tregua… prima che la primavera si trasformi per tanti italiani da bella stagione in un periodo dell’anno di notti insonni e di giorni con il fazzoletto sempre in mano. La raccomandazione è quindi: allergici, non abbassate la guardia».